26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Cooperazione tra autorità fiscali

Fisco, Regazzoni: La Svizzera tratterà, ma il segreto bancario resta

L'ambasciatore svizzero a «La Stampa»: Usare come base gli accordi siglati con Germania e Gran Bretagna. «Avvenire»: Su Chiesa e Ici pregiudizio anti-cattolico. Cardinale Betori: Su Ici chiarezza ma salvaguardare il «no profit»

ROMA - «Dall'adozione dello standard Ocse a inizio del 2009 sulla cooperazione tra autorità fiscali, la Svizzera ha concluso una quarantina di accordi sulla doppia imposizione con altrettanti paesi, basati su di esso. La nostra disponibilità a negoziare un tale accordo anche con l'Italia è completa». Parla così l'ambasciatore svizzero, Bernardino Regazzoni, intervistato da La Stampa. «Il governo svizzero - spiega - ha espresso negli ultimi anni la sua posizione: la piazza finanziaria svizzera si deve concentrare sull'amministrazione di capitali in regola con il fisco dei paesi d'origine. Gli accordi negoziati recentemente con Germania e Regno Unito sono uno dei possibili strumenti per pervenire a tal fine».
Trattasi di accordi che «si basano sul principio della regolarizzazione del passato, tramite un'imposta sui capitali depositati ed un'imposta sugli interessi negli anni a venire, imposta cosiddetta liberatoria, pari al livello di imposizione nel paese d'origine». Ad ogni modo, aggiunge Regazzoni, «lo scambio automatico di informazioni tra autorità fiscali è escluso» dagli accordi in essere e anche da quello possibile con l'Italia.

«Avvenire»: Su Chiesa e Ici pregiudizio anti-cattolico - «Continua un'incredibile saga dell'orgoglio e del pregiudizio anticattolico. Continua incessante: tanto, tantissimo per malizia e un poco per superficialità e inerzia». Lo scrive il direttore di Avvenire in merito alla esenzione dell'Ici per gli immobili della Chiesa e di altre organizzazioni non profit.
«Orgoglio e pregiudizio, già. L'orgoglio è quello dei laicissimi fustigatori della Chiesa 'evasore fiscale' che 'non paga l'Ici' e che poco ci manca ormai che venga dipinta come una vera affamatrice del povero popolo italiano che fa sacrifici», scrive Marco Tarquinio. «Il pregiudizio è quello su cui si fonda l'inerzia di quei nostri colleghi giornalisti che fanno sempre benissimo il loro lavoro, ma quando si tratta della 'Chiesa' e delle 'tasse' chissà com'è dimenticano di 'incrociare le fonti' (regola aurea del nostro mestiere, che obbligherebbe a non fidarsi mai di una campana sola soprattutto quando il campanaro si è già dimostrato stonato, ma a interpellare tutte le parti in causa e di registrare anche quel che non piace) ma pubblicano o mettono sul sito online del proprio giornale tutto ciò che passa il convento amministrato dalle venerabili autorità di Marco Pannella ed Emma Bonino e dai transitori scudieri dei due leader. Il caso Ferrara di cui diamo conto oggi - l'accusa sballata a quella Diocesi di non pagare un'Ici dovuta e infatti regolarmente pagata - è l'ultima falsità messa in circolo maliziosamente e truffaldinamente (ci voleva tanto a rivolgersi per chiarimenti anche alla Chiesa locale oltre che al Comune?) dai radicali e ripresa con superficialità anche da grandi organi di stampa. Una falsità cattiva, montata scientificamente, ma non con scrupolo». Conclude il direttore di Avvenire: «Ebbene sì, cominciamo a preoccuparci. Da cittadini italiani, da cattolici e anche da giornalisti, che possono e devono essere portatori (sani) di opinioni, ma che prima di tutto fanno il loro mestiere con rigore».

Cardinale Betori: Su Ici chiarezza ma salvaguardare il «no profit» - «Fare chiarezza è utile e se nella formulazione vigente c'erano ambiguità che davano luogo a equivoci, eliminarle è una cosa buona»: così il neocardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sull'esenzione dell'Ici agli immobili della Chiesa nel corso di una conferenza stampa successiva al Concistoro nel quale il Papa gli ha imposto la berretta cardinalizia. «Ovviamente - ha proseguito l'ex segretario della Cei - è necessario fare salvo il riconoscimento che lo Stato deve alle attività che vanno a vantaggio non solo della Chiesa, ma della gente, ossia il culto e le attività no profit di solidarietà, educazione e promozione dell'umano secondo i principi della sussidiarietà».
Riferendosi, più specificamente, alle critiche rivolte dalla stampa locale alla Diocesi di Firenze, il neoporporato ha sottolineato che quattro edifici accusati di prestare accoglienza alberghiera senza pagare l'imposta immobiliare sono invece in regola. «Inviterei (i giornalisti, ndr) a verificare le cose prima di riportare notizie che provengono da fonti non adeguatamente illuminate».