Primarie Genova, sconfitto il PD: Doria vince a sorpresa col 46%
Il candidato indipendente aveva incassato anche il sostegno di Don Gallo: «Dietro al successo c'è la voglia di cambiamento». Intanto il sindaco uscente Vincenzi attacca il Pd: «Mi hanno fatto la guerra»
GENOVA - Colpo di scena a Genova dove ad aggiudicarsi le primarie del centrosinistra per la carica di sindaco del capoluogo ligure è stato il candidato indipendente Marco Doria, appoggiato da Sel, che ha sbaragliato i due esponenti del Pd dati per favoriti alla vigilia, l'attuale primo cittadino Marta Vincenzi e la senatrice Roberta Pinotti, che durante la campagna elettorale non si erano risparmiate critiche e attacchi.
A pesare sul risultato finale, che ha visto imporsi Doria con il 46% dei voti, seguito da Marta Vincenzi con il 27,5%, Roberta Pinotti con il 23,6%. l'ex vice questore Angela Burlando con l'1,1% e l'ex assessore comunale Andrea Sassano con l'1%, sarebbe stata proprio la divisione tra gli elettori del principale partito della coalizione ma anche la mancanza di fiducia verso la politica tradizionale da parte dei cittadini.
«Dietro al successo voglia di cambiamento» - Doria, il docente universitario di 54 anni che aveva incassato anche il sostegno di Don Gallo, il sacerdote genovese da sempre vicino ai movimenti, ha festeggiato la sua inattesa affermazione davanti al proprio point elettorale, dove si erano radunati centinaia di sostenitori, che hanno stappato bottiglie di spumante e intonato cori fino a notte fonda. «Penso che dietro al mio successo ci sia una grande voglia di cambiamento», sono state le sue prime parole.
«Gli elettori del centrosinistra - ha sottolineato Doria, tra gli applausi e lo sventolio di drappi arancioni- hanno apprezzato il mio modo di intendere l'impegno politico come servizio alla comunità, il fatto di essere animato da passioni e da valori forti e di aver usato un linguaggio comprensibile e non criptico. I cittadini -ha concluso- penso che abbiano bisogno di una politica un po' diversa rispetto a quella che sono abituati a vedere».
Hanno votato in 25 mila persone - A recarsi nei 73 seggi allestiti nei vari quartieri della città, nonostante il freddo pungente e le raffiche di tramontana che per tutta la giornata hanno spazzato il capoluogo ligure, sono state oltre 25 mila persone. Un dato positivo secondo i vertici locali del Pd ma di 10 mila voti inferiore alle primarie che nel 2007 avevano incoronato il sindaco uscente Marta Vincenzi candidato della coalizione alla poltrona di Palazzo Tursi.
Doria: Effetto Pisapia? E' onda che c'è nel Paese - «E' un'onda che non penso arrivi solo da Milano, è un'onda che c'è nel Paese, che si sarebbe potuta percepire anche prima e il centrosinistra credo abbia il dovere di percepirla». Così Marco Doria, candidato del centrosinistra alla carica di sindaco di Genova, ha risposto ad un giornalista che gli chiedeva se le primarie del capoluogo ligure avessero risentito dell'«onda lunga che arriva da Milano», del cosiddetto «effetto Pisapia».
«E' entusiasmante vedere che è possibile sollevare delle passioni positive ma il realismo nel percepire i problemi della società è altrettanto doveroso e in questo caso l'entusiasmo potrebbe essere un cattivo consigliere».
Ai suoi sostenitori, che hanno festeggiato fino a tarda notte davanti al point elettorale, il docente universitario, appoggiato da Sel, ha dichiarato: «Siamo mossi tutti da grandi ideali che è giusto caratterizzino l'impegno civile in un momento complicato. Le primarie - ha sottolineato Doria - si sono rivelate una volta di più un grande elemento di democrazia».
Vincenzi attacca il Pd: Mi hanno fatto la guerra - La vittoria del candidato indipendente Marco Doria alle primarie del centrosinistra genovese ha scatenato un vero e proprio terremoto all'interno del Pd. A togliersi qualche sassolino dalla scarpa, attaccando frontalmente il proprio partito attraverso la sua pagina Twitter, è stato lo stesso sindaco uscente, Marta Vincenzi. Tra le cause della sconfitta, secondo il primo cittadino, che non si è sentito appoggiato dal proprio partito, «l'agitarsi di gruppi di potere dentro e a fianco del Pd».
«Dovevo dargli una mazzata subito - ha affermato Vincenzi - invece di aspettare che si rassegnassero. Il mio errore -ha sottolineato- è stato questo. Ho persino cercato di nobilitare la guerra che mi hanno fatto, dipingendo le primarie come utili». «Non sono riuscita ad essere discontinua sino in fondo», ha ammesso il sindaco di Genova, per poi aggiungere: «Speravo che il Pd mi digerisse elaborando il lutto del 2007. Non è successo» e alla fine «nessuno ha digerito il Pd. Bravi tutti», ha concluso Vincenzi con sarcasmo.
Ad ammettere le responsabilità dei dirigenti locali del partito nella debacle elettorale, era stato lo stesso segretario ligure del Pd, Lorenzo Basso: «Tutta la dirigenza del Partito Democratico, me compreso, -ha dichiarato Basso- deve fare subito una severa autocritica al proprio operato. Perché -si chiede il segretario regionale- non abbiamo saputo ascoltare i segnali di insofferenza dei nostri militanti verso inutili divisioni e personalismi? Perché non siamo stati capaci di convergere su un nostro candidato unitario?».
«Io stesso, che con spirito unitario avevo offerto la mia disponibilità a candidarmi a sindaco come figura unificante per superare le divisioni, ho dovuto arrendermi -ha spiegato Basso - all'assenza di condizioni per farlo».