20 agosto 2025
Aggiornato 09:00
La vita dei partiti | Lega Nord

Maroni: C'è solo una Lega

L'ex Ministro dell'Interno: Spero che possa continuare anche dopo di me. Io primo ministro? No, non ha poteri. Demopolis: Maroni scavalca Bossi, partito torna al 10%. Secondo l'analisi, resta alta, al 75%, la fiducia in Umberto Bossi

MILANO - Non ci sarà un'altra Lega guidata da Roberto Maroni? «Assolutamente no». Lo assicura il diretto interessato, intervistato da Daria Bignardi a Le Invasioni Barbariche su La7. L'ex ministro dell'Interno, ha replicato così all'intervistatrice che gli ha chiesto se ha notato negli ultimi tempi episodi di mancanza di lucidità di Bossi: «No. Ci sono alcune posizioni che io non ho condiviso... Non sempre abbiamo avuto le stesse posizioni su tanti temi. E anche negli ultimi tempi non ho condiviso alcune decisioni prese. Ma il nostro rapporto di amicizia è tale che queste cose si superano. Spero - ha concluso -che le Lega possa continuare anche dopo di me».

Io primo ministro? No, non ha poteri - Roberto Maroni non si «vede» nei panni del primo ministro. Intervistato da Daria Bignardi l'ex ministro dell'Interno si dichiara non interessato al ruolo: «No, perché so che cosa significa farlo, al di là del fatto che ci sono diecimila persone più brave e preparate di me. Con queste regole è una figura che non ha potere: non può revocare ministri che nomina, non può gestire il portafoglio, cosa che spetta ai singoli ministri».

Demopolis: Maroni scavalca Bossi, partito torna al 10% - La Lega Nord trae vantaggio dal ruolo di opposizione al governo Monti e si riporta al 10%, ma il 62% del suo elettorato ritiene oggi necessario un rinnovamento dei vertici; inoltre, nella fiducia degli elettori leghisti, Umberto Bossi viene per la prima volta scavalcato di un punto percentuale da Roberto Maroni. Secondo un sondaggio realizzato da Demopolis, realizzato per la trasmissione Otto e Mezzo su La7, il ruolo di opposizione svolto dal Carroccio negli ultimi due mesi gli ha permesso di riportarsi intorno al 10%, recuperando una parte del proprio consenso, piuttosto altalenante negli ultimi sei anni: dal 4,6% delle elezioni politiche 2006 al 10,2 delle Europee sino al 13% di un anno fa, quando avrebbe quasi sfiorato, in caso di elezioni, i 5 milioni di voti. Poi, una progressiva riduzione che aveva riportato la Lega sotto l'8% nei primi giorni dello scorso mese di novembre.

L'indagine ha focalizzato alcune scelte che hanno incrementato l'insofferenza della base elettorale leghista: il 66% segnala il voto recente di molti parlamentari sulla mancata autorizzazione a procedere per Nicola Cosentino; il 53% segnala il supporto a Berlusconi nei provvedimenti sulla giustizia. Decisamente non apprezzati, dal 40%, risultano anche gli investimenti finanziari del partito in Tanzania. «La Lega - afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento - è oggi il partito più antico presente in Parlamento, l'unico da oltre vent'anni con lo stesso nome e lo stesso leader: il 62% dei suoi elettori ritiene oggi necessario un rinnovamento dei vertici, attraverso un congresso federale. Un'esigenza non avvertita invece da meno di un terzo della base elettorale».

Secondo l'analisi, resta alta, al 75%, la fiducia in Umberto Bossi, vera e propria icona per il popolo della Lega, anche se la sua autorevolezza non appare più quella di un tempo. Bossi, per la prima volta, viene scavalcato di un punto percentuale da Roberto Maroni, apprezzato dal 76% dell'elettorato leghista. L'ex Ministro degli Interni supera invece Bossi, nettamente, nella fiducia degli italiani, ottenendo il gradimento di quattro cittadini su dieci. Si avvicina intanto, in un clima di profonda crisi economica in ampie aree del Nord, la prossima scadenza elettorale: le Amministrative di primavera. Se a Verona Tosi potrebbe farcela da solo, più rischiosa appare la sfida in altre aree del Paese. Per il 58% degli elettori, la Lega dovrebbe comunque correre da sola, evitando la ricucitura con il PDL; un'ipotesi, sostenuta invece dal 25% degli elettori.