20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Berlusconi sexy-gate

Valter Lavitola deve essere arrestato

E' la decisione del Tribunale del Riesame di Bari: «Potrebbe inquinare le prove e reiterare il reato». Lavitola è accusato di induzione a mentire, nell'ambito dell'inchiesta che riguarda l'imprenditore Gianpaolo Tarantini e il presunto giro di escort portate nelle residenze del premier dimissionario Silvio Berlusconi

BARI - Valter Lavitola deve essere arrestato. E' la decisione del tribunale del Riesame che ha respinto oggi la richiesta della difesa dell'ex direttore dell' Avanti a revocare l'ordinanza di custodia cautelare. Le ragioni sono le stesse espresse nell'ordinanza firmata dal gip Sergio di Paola: Lavitola, ancora latitante, potrebbe inquinare le prove e reiterare il reato. Lavitola è accusato di induzione a mentire, nell'ambito dell'inchiesta che riguarda l' imprenditore Gianpaolo Tarantini e il presunto giro di escort portate nelle residenze del premier dimissionario Silvio Berlusconi. Ai pm baresi che indagavano sulle donne portate a Roma e in Sardegna, da Tarantini, infatti, l'imprenditore avrebbe detto il falso, negando che Berlusconi conoscesse il loro ruolo di prostitute. E Lavitola, secondo l'accusa, avrebbe indotto Tarantini a dire il falso.

Secondo il Gip Lavitola è in grado di inquinare le prove - In un primo momento, il sostituto procuratore Pasquale Drago, incaricato dell' indagine escort, ha ritenuto che Lavitola non andasse arrestato. Poi Drago s'è allineato alla posizione del gip, il quale, nell'ordinanza, scrive che per Lavitola persiste un evidente pericolo di fuga. Secondo il gip, l'ex giornalista è in grado di inquinare tuttora le prove. Ha inoltre a sua disposizione notevoli risorse finanziarie e collegamenti con personaggi molto influenti. C'è poi il riferimento alle sue presenze in tv, nel quale il gip sottolinea che, in questo modo, Lavitola è anche in grado di trasmettere comunicazioni con altri indagati. Considerazioni che si aggiungono agli atti, già depositati dal tribunale del Riesame di Napoli, dove è nata l'indagine.
A settembre, infatti, i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock avevano chiesto - e ottenuto - sia l'arresto di Lavitola, sia quello di Tarantini, accusati di aver estorto al premier almeno 500 mila euro. In cambio, c'era la strategia difensiva, adottata da Tarantini, nel procedimento, aperto a Bari, sulle prostitute. E' da allora che Lavitola è irreperibile. Il tribunale del Riesame di Napoli, è intervenuto sia sulla competenza territoriale, sia sull'ipotesi di reato, mutato in «induzione a rendere dichiarazioni mendaci». Furono gli stessi pm napoletani a chiedere, proprio in quell'udienza, se non fosse il caso di mutare il reato da estorsione a induzione a mentire. Il Riesame ha trasmesso il fascicolo per competenza a Roma, dove s'indaga ancora oggi per estorsione, mentre a Bari è stato aperto un ulteriore fascicolo per l'induzione a mentire.