29 marzo 2024
Aggiornato 13:30
Roma si impegna a rispettare una road map di interventi anti crisi

L'esaminando Berlusconi sfanga il test UE, ma il Governo fibrilla

Lettera limata sull'asse Pallazzo Chigi, Bruxelles e Colle. Aggiunte scadenze. Per il Premier stretta di mano calorosa di Angela Merkel

BRUXELLES - Alla fine la «promozione» dovrebbe arrivare. La lettera di «intenti» fatta recapitare dal governo italiano a Bruxelles sembra consentire all'«esaminando» Silvio Berlusconi di superare, almeno per il momento, il test dei colleghi europei. Roma si impegna a rispettare una road map di interventi anti crisi, che prevede tra l'altro licenziamenti più facili e un innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni dal 2026. Ma la «notte» prima dell'esame non è stata affatto tranquilla per il premier. Se è vero, come ammesso da Gianni Letta, che fino all'ultimo minuto utile il presidente del Consiglio è stato seduto a un tavolo per limare, aggiungere, correggere la missiva.

Raccontano che prima di uscire da palazzo Grazioli nella sua stesura definitiva, la lettera sia passata più volte per le stanze della diplomazia europea e sempre sotto l'occhio vigile del Quirinale. Né può sfuggire la presa di posizione del futuro presidente della Bce, Mario Draghi, che ha definito la road map un «passo importante» pur pungolando il governo sulla reale attuazione delle misure. Rispetto alla prima versione, d'altra parte, la lettera si sarebbe arricchita soprattutto di scadenze. Una data precisa accanto a ogni voce, come pressantemente richiesto dai vertici europei. Abbastanza insomma da permettere ai partner di «prendere atto» degli impegni italiani e allo stessi o tempo, come spiegano fonti diplomatiche, di cerchiare di rosso sul calendario i giorni delle prossime verifiche.

Visto come si era messa la situazione, peraltro, per Silvio Berlusconi è un traguardo non da poco. C'è voluto un ennesimo vertice notturno, ieri, per chiudere un'intesa con Bossi sulle pensioni. E se è vero che molti, anche nel governo, lo considerano «un accordicchio», tanto è bastato al premier per potersi presentare a Bruxelles ragionevolmente ottimista rispetto all'accoglienza che gli sarebbe stata riservata. Non solo, visto che il presidente del Consiglio, facendo leva anche sull'Umberto, avrebbe preteso - viene riferito - che a «suggellare» l'intesa ci fosse, fisicamente presente, anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Come a dire: nessuno si faccia tentare dallo scaricare responsabilità su altri, l'impegno è di tutti e tutti ci devono mettere la faccia. Dentro e fuori l'Italia.

E comunque, rispetto ai risolini di domenica scorsa, qualche passo avanti a Bruxelles Berlusconi lo ha fatto. Questa volta si è beccato una calorosa stretta di mano di Angela Merkel, e sarà anche vero che il presidente francese Nicolas Sarkozy lo ha sostanzialmente ignorato ma lì c'è ancora da risolvere la faccenda di Bini Smaghi che non schioda dalla sua poltrona alla Bce. E poi almeno il Cavaliere si è potuto consolare ammirando la bionda e alta premier danese, Helle Thoring-Schmidt.

Ma quanto possa essere maledettamente corta la coperta, il presidente del Consiglio lo ha toccato con mano per l'ennesima volta appena atterrato sul suolo belga. Nemmeno il tempo di pensare di avere le soluzioni ai test a risposte multiple di Bruxelles, che da Roma sono arrivate notizie di una maggioranza battuta alla Camera per due volte. Alla faccia della «militarizzazione» di deputati, ministri e sottosegretari. Per non parlare del fatto che domani la bocciatura potrebbe comunque arrivare dai mercati. Tanto è bastato nelle fila della maggioranza per rimettere in moto pranzi, cene e conciliaboli vari. D'altra parte i provvedimenti prima o poi dovrebbero approdare in Parlamento, dove ogni voto sarà un rischio. E se persino il segretario del Pdl, Angelino Alfano, in una riunione convocata questa mattina a via dell'Umiltà è arrivato a considerare come probabile il voto nel 2012, figurarsi coloro che da tempo chiedono, o comunque, lavorano, perché Berlusconi si faccia da parte e lasci spazio a un esecutivo in grado di portare la legislatura (e quindi anche i parlamentari in attesa di pensione) alla sua scadenza naturale. Come per esempio Beppe Pisanu, che questa sera ha riunito i suoi a cena.