28 agosto 2025
Aggiornato 12:00
Caso Lavitola-Tarantini

Berlusconi: Non avevo motivi di dubitare di Tarantini

«Era vicino anche a D'Alema». E su Noemi: «Non l'ho mai sfiorata». Palazzo Chigi: Nessun condizionamento da Lavitola sull'attività del Governo. Di Biagio (Fli): I fatti dimostrano il contrario

ROMA - C'è Veronica Lario, incontrata a una cena di attori. C'è la prima moglie, Carla Dall'Oglio, conquistata facendosi trovare come per caso alla stessa fermata d'autobus. C'è Mara Carfagna, «non solo bella: è bravissima». E le altre donne finite sotto i riflettori perché collegate al nome di Silvio Berlusconi: Noemi Letizia, Patrizia D'Addario, Ruby, Nicole Minetti. Il lato privato del presidente del Consiglio è raccontato da Bruno Vespa in Questo amore. Il sentimento misterioso che muove il mondo (Mondadori, dal 28 ottobre in libreria).
Il settimanale Panorama, in edicola da domani, anticipa alcune pagine in cui vengono ricostruite le vicende sentimentali del premier, e le manipolazioni apparse nelle cronache di questi anni. Il presidente del Consiglio non si tira indietro, risponde a tutte le domande. Racconta i suoi matrimoni ma anche le serate di Arcore: «Mi piace intrattenere gli ospiti, fare la corte alle belle signore e farle sentire delle principesse». Di Noemi Letizia dice: «Non ho neppure sfiorato Noemi. Era una ragazza simpatica e allegra, era la personificazione della spontaneità e della felicità».

Il maggiordomo di Palazzo Grazioli, Alfredo Pezzotti, racconta di Patrizia D'Addario: «Quando venne qui quella sera doveva andare via anche lei, ma era tardi, mi disse di sentirsi molto stanca e mi chiese se poteva fermarsi a dormire nella nostra foresteria perché, disse, temeva di addormentarsi guidando fino a Bari».

Si parla anche di Gianpaolo Tarantini, di cui il premier dice: «Non avevo nessun motivo di diffidare di Tarantini. Un giovane imprenditore di successo, una famiglia di imprenditori, frequentava la migliore società barese, era accreditato anche presso gli amici di D'Alema, era molto vicino al vicepresidente della regione. Insomma, le informazioni sul suo conto erano molto buone».

Palazzo Chigi: Nessun condizionamento da Lavitola sull'attività del Governo - Nessun condizionamento di Valter Lavitola sull'attività del governo. Lo ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, rispondendo in aula alla Camera ad un'interrogazione del finiano Aldo Di Biagio.
«La vicenda delle intercettazioni telefoniche pubblicate senza alcun controllo da alcuni quotidiani sui rapporti tra Lavitola e esponenti politici e della P.a. - ha premesso Vito leggendo la risposta all'interrogazione fornita dalla Presidenza del Consiglio - è attualmente al vaglio della magistratura. E' doveroso quindi attendere la conclusione delle indagini in corso, prima di affermare responsabilità a qualunque livello».
«Secondo la Presidenza del Consiglio - ha aggiunto Vito - il governo non può essere accusato di subire condizionamenti, sulla base di stralci di conversazioni telefoniche, spesso caratterizzate da presunte capacità di influenza su esponenti di governo, che gli accadimenti successivi ne hanno dimostrato la reale inconsistenza».

Di Biagio (Fli): I fatti dimostrano l'influenza di Lavitola - «E' arrivato il momento di chiarire davvero i punti oscuri della vicenda Lavitola. I cittadini hanno il diritto di sapere e il governo non può sfuggire ancora alle sue inderogabili responsabilità». Lo ha detto il deputato di Futuro e Libertà Aldo di Biagio, nella replica al ministro dei Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, nel corso del question time alla Camera. «Dal ministro - ha aggiunto - abbiamo oggi ricevuto una risposta bizzarra e insoddisfacente. Perché i fatti dimostrano tutt'altro: dalle intercettazioni della Procura di Pescara emerge infatti con estrema chiarezza l'equivoca e pericolosa vicinanza e familiarità del signor Lavitola con alti ambienti istituzionali. Una fitta e oscura rete di interessi e affari, resa ancora più inquietante dal fatto che Lavitola si vanta di agire in nome e per conto del Presidente del Consiglio».
«Ciò che preoccupa seriamente - ha proseguito l'esponente finiano - è anche la familiarità con cui Lavitola abbia potuto avere accesso agli alti ambienti istituzionali, nonché la facilità con cui abbia potuto muoversi a nome e per conto del Presidente del Consiglio negli ambienti privati, nelle istituzioni pubbliche e all'estero. Tutto ciò - ha concluso Di Biagio - rischia di alimentare un generale sentimento di disaffezione e delegittimazione nei confronti delle istituzioni, nonché di ledere irrimediabilmente l'immagine del nostro Paese».