29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
Collegamento nella trasmissione «Bersaglio mobile» di Mentana

Lavitola: «Ho i tabulati di una telefonata che mi scagiona»

«Chiamai il Premier, mi disse che i soldi servivano per le imprese di Tarantini. Io massone in sonno. Cavaliere? Se lo fosse si saprebbe». Intanto i Pm di Roma sono intenzionati a dare gli atti su Lavitola a Bari

ROMA - In collegamento video da una località ignota, nella trasmissione Bersaglio mobile condotta da Enrico Mentana su La7, Valter Lavitola esibisce dei «tabulati» di una telefonata al premier Silvio Berlusconi che «mi scagionerebbe». Il faccendiere latitante, coinvolto nell'inchiesta giudiziaria sui rapporti tra Tarantini e il presidente del Consiglio, lancia una sorta di «appello tv alla procura» e chiede come mai i contenuti della telefonata in questione non siano stati intercettati oppure trascritti nei verbali dell'inchiesta.
«Ho chiesto al mio avvocato di presentare istanza alla procura per approfondire e verificare se questo tabulato che ho prodotto è vero o falso e vorrei capire perchè questa telefonata non è stata intercettata o non è stata trascritta», dice Lavitola.

«Se ci fosse questa intercettazione non ci sarebbe l'indagine» - Il faccendiere spiega di aver «avuto un'utenza argentina alla quale ho ricevuto una telefonata di Tarantini. Subito dopo, venti minuti dopo, ho chiamato Berlusconi». Dopo tre tentativi, «me l'hanno passato». La telefonata, che nella trasmissione però Lavitola non circostanzia di dettagli su data e ora, «dura nove minuti. Se ci fosse questa intercettazione, non ci sarebbe l'indagine», si spinge a dire, esibendo un foglio che presenta come il «tabulato» della telefonata. In quella conversazione, spiega, «ho detto al premier 'mi ha chiamato Tarantini, lui ha notizia dei 500mila euro, gliel'ha detto l'avvocato Perrone. Lui vuole che gli consegni questa somma: che faccio? Dice che è per un'attività imprenditoriale all'estero, gliela metto a disposizione? Calcola che lui consuma come una Ferrari...». Domande cui il premier avrebbe risposto sottolineando che Tarantini «doveva fare un'attività e la somma è per l'attività».

Lavitola: «Io massone in sonno. Cavaliere? Se lo fosse si saprebbe» - «Mi sono iscritto alla massoneria, alla loggia di Roma che se non ricordo male si chiamava Aretè, in quanto in quel periodo mi affascinò un libro su Rosa croce che ancora ho e ritenni che una delle pochissime occasioni culturali e apprendimento a star zitti fosse la massoneria. E così mi iscrissi». Il faccendiere coinvolto nell'inchiesta sul giro di escort a Palazzo Grazioli, data la sua iscrizione alla loggia alla metà degli anni '80: «'84, '85 oppure '86 non ricordo bene». Quindi spiega di essere «stato apprendista per due anni», ovvero il grado più basso, sotto quelli di «compagno e fratello».
«Quando sei apprendista, non puoi parlare e invece io sono un chiacchierone...», continua, aggiungendo poi che «la mia famiglia ebbe gravissimi problemi finanziari, dunque gli altri componenti della loggia sostennero la mia quota perchè io non ero in grado di pagarla». E per questo motivo, dopo un po', «mi assonnai».
Anche Silvio Berlusconi è un massone? La domanda gli viene rivolta da Marco Travaglio, ospite insieme ad altri giornalisti. Lavitola: «Se lui fosse massone si saprebbe. Se poi esistono logge misteriose e segrete, i bravi giornalisti del Fatto lo scoprano e ce lo facciano sapere».

«Non sono l'uomo nero e lo dimostrerò» - «Dimostrerò che non sono l'uomo nero». Così Valter Lavitola, faccendiere latitante in Sud America, presunto ricattatore del premier Silvio Berlusconi, spiega perchè ha accettato la richiesta di intervista da parte di Enrico Mentana nel suo nuovo programma su La7.

I Pm di Roma intenzionati a dare gli atti su Lavitola a Bari - Saranno trasmessi a Bari gli atti dell'inchiesta sul caso escort. E' questa l'intenzione degli inquirenti della Procura di Roma che nelle prossime ore, o forse domani, formalizzerà la decisione. La valutazione del pm Simona Marazza e dell'aggiunto Pietro Saviotti è sulla base dei documenti sinora inviati dai colleghi di Napoli ed a fronte della misura cautelare in atto nei confronti dell'ex direttore dell'Avanti, Valter Lavitola. L'ordinanza se non reiterata entro 20 giorni, a partire dal deposito delle motivazioni del riesame del tribunale partenopeo, potrebbe decadere. I magistrati della Capitale comunque potrebbero riservarsi una ulteriore analisi nel merito della vicenda ed è per questo motivo che hanno sollecitato i colleghi napoletani ad inviare loro ulteriori documenti. In via d'ipotesi i pm romani se dovessero accertare che ve ne siano i motivi potrebbero sempre sollevare il conflitto di competenza.