24 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Emergenza carceri

Palma: «Nessuna amnistia o indulto, non risolve i problemi»

Il Ministro della Giustizia: «Servono un progetto globale e soluzioni tampone nell'immediato»

ROMA - Il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, dice «no» a qualunque amnistia o indulto nonostante la situazione carceraria sia un'emergenza non più rinviabile, visto che i detenuti sono al momento appena 2.000 in meno rispetto alla soglia di tollerabilità massima. L'amnistia, spiega però il ministro durante una sessione di lavori d'Aula al Senato dedicata al tema, sarebbe una strada «già percorsa» che «consente al malato di respirare ma che non lo cura. Meglio un progetto globale di giustizia nato dal confronto «sereno tra le forze politiche», progetto che tenga conto delle esigenze dei cittadini.

«Qualcuno - ha detto il Guardasigilli in Aula al Senato - immagina che la strada da percorrere sia quella, squisitamente parlamentare, dell'amnistia e dell'indulto, già intrapresa 22 volte dal '48 al '92 e una volta, l'indulto, nel 2006». Insomma, per Palma l'amnistia o l'indulto sono «strumenti che in passato sono sempre stati utilizzati per risolvere un problema che non si voleva risolvere alla radice, una strada già percorsa e che ha sempre consentito al malato di respirare, ma che lo ha sempre ricondotto al coma precedente. Nel 2006, ad esempio, i detenuti sono scesi da 61.000 a 39.000, salvo poi tornare a 68.000 del 2010 in soli 4 anni».

Certo, ha riconosciuto Palma, «siamo di fronte a un'emergenza e siamo costretti da essa a interventi tampone», che potrebbero essere, ha ipotizzato il ministro, una estensione la legge che prevede di scontare l'ultimo anno di pena ai domiciliari e dell'arresto facoltativo in flagrante. Per risolvere il problema, però, secondo Palma, «si deve aprire una stagione di sereno confronto tra le varie forze politiche che definisca un progetto di sistema globale della giustizia, che abbia presente il concetto globale di giustizia e che porti alla dovuta attenzione il sistema delle garanzie dei cittadini e che immagini il carcere come luogo di recupero e non come luogo da esorcizzare mettendo la testa sotto la sabbia. In altri termini un progetto che consideri l'edilizia carceraria solo come strumento logistico da modulare secondo l'obiettivo stabilito e non come soluzione del problema».