29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
L'annuncio della Procura di Napoli

Gli atti del caso Tarantini trasferiti a Roma

La decisione del Gip non è impugnabile. Pdl spinge sul processo lungo. Ferranti (PD): «Vogliono intervenire direttamente sui processi in corso del presidente del Consiglio»

NAPOLI - «Questo ufficio, in conformità a quanto deciso dal giudice, trasmetterà al più presto gli atti all'autorità giudiziaria romana». Lo ha comunicato il capo della procura di Napoli Giandomenico Lepore in merito agli atti del procedimento per estorsione ai danni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, da parte dell'imprenditore Giampaolo Tarantini e dell'ex giornalista Valter Lavitola.

La decisione emessa questo pomeriggio dal Gip Amelia Primavera, circa l'incompetenza territoriale della procura napoletana, non è impugnabile. Il gip del Tribunale di Napoli Amelia Primavera ha dichiarato la competenza della Procura di Roma sulle indagini sulla presunta estorsione. Il giudice era stato chiamato a pronunciarsi sull'istanza presentata il 3 settembre scorso dai legali di Tarantini, gli avvocati Alessandro Diddi e Ivan Filippelli. Il gip non si è espresso sulla richiesta di scarcerazione o arresti domiciliari avanzata dalla difesa ma si è pronunciato solo sulla questione della competenza territoriale dell'inchiesta, rivalutando gli elementi emersi nel corso delle indagini e dei recenti interrogatori. Tutto ruota attorno al fatto che le dazioni di denaro alla base della presunta estorsione, secondo quel che emerge da intercettazioni e dalle dichiarazioni della segretaria del premier Marinella Brambilla, ascoltata come testimone, sarebbero avvenute a Roma.

Nel frattempo il Pdl ha chiesto in commissione Giustizia alla Camera di calendarizzare al più presto la legge ribattezzata per «il processo lungo», approvata dal Senato lo scorso 29 luglio, il cui testo è stato pesantemente bocciato dal Csm che ha espresso parere negativo su norme che potrebbero avere «effetti dirompenti» sulla tenuta del sistema processuale. Secondo l'opposizione il ddl consentirebbe di fatto a Berlusconi di far cadere in prescrizione il processo Mills, vicinissimo alla sentenza. Le norme approvate con i voti della maggioranza al Senato allargano consistentemente la possibilità per la difesa di convocazione di testimoni durante il processo, cancellando il potere del giudice di non ammettere quelle prove ritenute superflue. Inoltre è previsto che siano immediatamente applicabili anche ai processi in corso.

La richiesta del Pdl arriva all'indomani dell'udienza al processo Mills a Milano, che vede imputato il premier Silvio Berlusconi, nella quale il Tribunale ha cancellato diverse testimonianze richieste dalla difesa. Una limatura che al contempo ha fatto insorgere gli avvocati di Berlusconi e reso possibile la conclusione del processo di primo grado prima dell'intervento della prescrizione del reato.

«Vogliono imporre al Parlamento di lavorare per intervenire direttamente sui processi in corso del presidente del Consiglio». Così la capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, commenta la richiesta del Pdl di calendarizzare il processo lungo. «E' significativo - prosegue - che questa richiesta avvenga il giorno dopo che il giudice di Milano ha ridotto i testi nel processo Mills. Il Pdl vorrebbe rendere legge le tecniche dilatorie portate avanti dalla difesa di Berlusconi».