28 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Caso Lavitola-Tarantini

Berlusconi «respinge» l'accerchiamento. Resta il timore per le intercettazioni

Il Premier: «Unipol? Su me 100mila ascolti e indagato per aver parlato di uno». Dal Pdl nuova richiesta a Nitto Palma di inviare gli ispettori nel capoluogo campano

ROMA - Sarà anche perchè si tratta del nono processo che, direttamente o indirettamente, lo chiama in causa. O forse perché, come dice il suo avvocato Niccolò Ghedini, «non ci sono dubbi sull'assoluzione». Fatto sta che di fronte alla decisione del gip di Milano di respingere la richiesta di archiviazione per la fuga di notizie sulla telefonata Fassino-Consorte nel caso Unipol-Bnl, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe reagito con un atteggiamento a metà tra lo stizzito e la scrollata di spalle. «Ma ti pare - avrebbe detto a un suo interlocutore - che io sono oggetto di 100mila intercettazioni e per una volta che io parlo di una intercettazione chiedono l'imputazione?». Per il premier, infatti, la mossa del gip di Milano, che a suo giudizio è arrivato addirittura a 'sconfessare' la posizione dei pm «che notoriamente non sono dalla mia parte», non è altro che la dimostrazione del tentativo di usare la giustizia per sovvertire il voto popolare. Dunque lui.

Non è quindi la «novità» che arriva dal capoluogo lombardo a tenere sulle spine il presidente del Consiglio, quanto lo spettro di un accerchiamento e soprattutto gli altri due filoni giudiziari: quello napoletano, che secondo i pm lo vede vittima di un'estorsione da parte del tandem Lavitola-Tarantini, e quello barese in cui lo stesso «Gianpi» è indagato per un giro di prostituzione. Ed è a questa inchiesta che il premier fa riferimento quando parla di 100mila intercettazioni. Tante sono infatti quelle effettuate dalla Procura pugliese nell'inchiesta che - si è scoperto oggi - vede indagata anche Sabina Began, l'ape regina del giro berlusconiano. Una enormità, neanche - dicono i fedelissimi - si trattasse di un mafioso, la dimostrazione che stanno solo cercando di farlo fuori. Nella notifica di fine indagine depositata oggi dalla Procura di Bari quelle telefonate, tuttavia, non sono state trascritte, ma solo sintetizzate. Circostanza che ha contribuito a «detonare» l'esplosività delle voci della vigilia che raccontano di frasi a dir poco imbarazzanti e compromettenti. Ma anche a far circolare voci di una suasion del Colle perchè certi frasi che nulla hanno a che vedere con l'indagine non siano agli atti. Voci che, ovviamente, non trovano alcun tipo di riscontro al Quirinale.

Nonostante la «bomba» almeno per oggi non sia scoppiata, dalle parti di palazzo Grazioli nessuno si sente al sicuro. Perché non è detto che le sintesi non siano 'eloquenti' né che alla fine, di riffa o di raffa, i testi di quelle conversazioni non sbuchino comunque. E questo sebbene dalle parti del Pdl si sottolinei la gestione rigorosa, soprattutto sotto il profilo della privacy, del procuratore capo di Bari Antonio Laudati.

Ma se i giudici pugliesi godono di una certa stima, altrettanta «fiducia» non è riposta in quelli di Napoli. Il premier - viene riferito - continua a pensare che l'ipotesi di una sua testimonianza su «un caso che non esiste» non dovrebbe essere presa nemmeno in considerazione. Ma alcuni consiglieri, e pare anche Napolitano nel colloquio di ieri, spingerebbero in tal senso. «In quelle carte non c'è nulla e io non ho nulla da temere - continua a ribadire il premier come un mantra - perchè ho solo aiutato una famiglia in difficoltà. Stanno tentando di farmi una trappola». D'altra parte non è sfuggita all'entourage del premier la rapidità con cui le testimonianze, ultima quella della sua segretaria Marinella, passano dalle stanze della Procura ai giornali. Anche per questo alcuni esponenti del Pdl hanno recapitato al ministro della Giustizia, Nitto Palma, una nuova richiesta di inviare gli ispettori nel capoluogo campano.

Che lo dica perchè ne è convinto o per cercare di convincere i suoi interlocutori, di fatto Berlusconi sembra guardare «oltre». E ai tanti che sono andati a trovarlo oggi ha ribadito di voler fare le riforme e che grazie ad esse sarà possibile vincere le elezioni del 2013. Tra chi gli ha fatto visita anche Denis Verdini, primo fautore del rafforzamento della maggioranza. Anche dei prossimi arrivi (Berlusconi ha pronosticato almeno sei) si è parlato nel faccia a faccia. Qualcuno dovrebbe arrivare ma - viene spiegato - «per queste cose bisogna avere pazienza, ci vorrà almeno una quindicina di giorni». Per qualcuno che arriva, altri sarebbero tentati di andar via. Come l'insofferente 'Responsabile' Antonio Razzi che non a caso oggi è andato a far visita al Cavaliere. Ma altri movimenti sarebbero in corso nella maggioranza: secondo la 'Velina rossa' per esempio, ci sarebbero otto esponenti del centrodestra pronti a diventare 'indipendenti'.