Pedofilia, Avvenire: «Una follia denunciare il Papa». L'Aja: «Strada stretta»
Editoriale del quotidiano della CEI: «Denuncianti cercano sollo pubblicità e soldi sulla pelle delle vittime»
ROMA - «Enorme piccineria». Così Avvenire, il quotidiano della Cei, definisce in un editoriale la denuncia del Papa e dei cardinali Sodano, Bertone e Levada alla corte penale internazionale dell'Aja con l'accusa di stupro, violenza sessuale e tortura per aver «tollerato e permesso» abusi sessuali sui minori.
«Non è la trama di un fantathriller - scrive il giornale dei vescovi - e se non ci fosse di mezzo l'orrore per quella che lo stesso Benedetto XVI ha definito una tragedia, ci sarebbe solo da buttarla sul ridere, tanto scoperta, smaccata, è la strategia mediatica scelta dai denuncianti (l'associazione statunitense di vittime di preti pedofili Snap e il Center for Constitutional Rights) per alzare il livello dello scontro. Che, tanto per chiamare le cose con il loro nome, significa pubblicità e soldi. Non a caso i due organismi hanno già annunciato un tour europeo di sensibilizzazione. Da farsi cadere le braccia di fronte all'enormità di una tale piccineria».
«Ma - osserva Avvenire - di mezzo ci sono le vittime, dalla cui parte, proprio per volontà di Benedetto XVI la Chiesa si è schierata senza se e senza ma e pronta a pagare per questo il prezzo della vergogna gettata sulla Chiesa stessa dai colpevoli, sacerdoti indegni del loro ministero. Le stesse vittime che oggi rischiano di essere nuovamente straziate da cinici e scaltri azzeccagarbugli che provano a rendere più grasso il piatto dei rimborsi da chiedere in sede civile».
«Una follia - insiste il quotidiano della Cei - tanto più che con tutta evidenza mai bersaglio poteva essere più sbagliato. Perché il denunciato Papa Benedetto è lo stesso che, ancora cardinale, col suo predecessore Giovanni Paolo II iniziò l'era della tolleranza zero riguardo a questo odioso crimine. Di che si parla allora? Delle capziosità giuridiche che tentano di far rientrare dalla finestra un principio di responsabilità stiracchiato quasi all'infinito, già rifiutato dalle giurisprudenze di mezzo mondo? O dell'infinita tristezza, meschinità, di chi, non esitando a tirare fango sulla figura stessa del Papa per uno scoperto tornaconto, torna a violentare le stesse vittime di ieri colpendo proprio chi con tanta incrollabile passione se n'è fatto difensore?».
Giudice dell'Aja: «La denuncia contro il Papa è una strada stretta» - «La strada perché questa denuncia vada avanti mi sembra un po' stretta». Così Cuno Tarfusser, giudice alla Corte penale internazionale dell'Aja, commenta a 24 Mattino su Radio 24 la richiesta fatta da un'associazione di vittime di preti pedofili di processare il Papa per crimini contro l'umanità.
«La notizia fa certamente scalpore», ha aggiunto Tarfusser. «Ieri ne ho discusso a lungo coi miei collaboratori, e non posso dare il mio giudizio perché forse un giorno sarò chiamato a valutare il fatto nella veste di giudice. Posso dire questo: nella figura di crimini contro l'umanità rispetto ai quali abbiamo giurisdizione e competenza rientrano diversi tipi di condotte, tra cui i delitti a sfondo sessuale. Ma perché ci possa essere un'incriminazione non basta avere commesso uno o più di questi crimini, è necessario qualcosa in più, ciò che noi chiamiamo elemento contestuale. Questi fatti devono essere commessi in conseguenza di un attacco alla popolazione civile, devono essere sistematici e molto diffusi e soprattutto dietro a questi fatti ci deve essere una sorta di regia, una politica organizzativa superiore. Dal punto di vista tecnico serve questo, poi ognuno tragga le conclusioni che io non posso trarre per il mio ruolo molto delicato. Certo l'immagine della strada stretta se si pensa alla possibilità che una denuncia del genere possa essere accolta è una bella immagine».
La denuncia verrà ora esaminata dal procuratore generale della Corte, lo spagnolo Ocampo: «Sulla base di ciò che lui deciderà - ha aggiunto Tarfusser - verremmo investiti o no della questione. Ma non ci saranno sviluppi o conseguenze particolari a breve, ci vorrà tempo». Tarfusser infine ha glissato quando gli è stato chiesto se l'associazione che ha presentato la denuncia abbia voluto solo farsi pubblicità: «Non lo posso dire - ha commentato -. Ho le mie idee ma me le tengo».
Bonanni: «Inaccettabili le accuse rivolte al Papa» - «Le accuse mosse al Pontefice sono davvero assurde ed inaccettabili». E' quanto dichiara il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, in relazione alla denuncia contro Benedetto XVI presentata alla Corte dell'Aja.
«Voler processare Benedetto XVI è una palese mancanza di rispetto verso tutti quei credenti che riconoscono e stimano il Pastore della Chiesa universale ed autorità morale anche per i laici. La Cisl giudica del tutto infondate - sottolinea Bonanni - le accuse rivolte al Pontefice e condanna fermamente il clima di odio e di intolleranza che vuole danneggiare l'immagine della Chiesa cattolica nel mondo».
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