2 maggio 2024
Aggiornato 22:00
Speciale «Porta a porta»

Berlusconi: «Via dall'Afghanistan entro il 2014»

Il Premier: «Dalla fine della prossima primavera cominceremo a ritirarci». Napolitano: «Importante l'exit strategy dall'Afghanistan»

ROMA - Entro il 2014 l'Italia verrà via dall'Afghanistan. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un'intervista per lo speciale di Porta a porta sul decennale dell'11 settembre. «Insieme agli alleati - ha spiegato il premier - abbiamo previsto una strategia per consegnare tutto il sistema della sicurezza dei cittadini nei confronti dello Stato e nei confronti di eventuali nemici dello Stato alla forze afghane che dipenderanno direttamente dal Governo afghano. I primi soldati li porteremo a casa alla fine di questa primavera e via via diminuiremo la nostra presenza fino a non avere più forze nel 2014».

Napolitano: «Importante l'exit strategy dall'Afghanistan» - «Che questo tipo di guerra senza precedenti potesse durare a lungo, poteva certamente mettersi nel conto, nessuno era in grado di fare previsioni. Io, come dire, non ritengo che ci sia da meravigliarsi che siamo ancora lì. La cosa importante é aver individuato, così come é stata individuata da tutte le componenti della coalizione che opera in Afganistan, una via d'uscita per quel paese e una via d'uscita anche per quanti hanno inviato lì le loro truppe». Lo dice il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, intervistato da Bruno Vespa per lo speciale di Porta a porta sui dieci anni dell'11 settembre.
Quella in Afghanistan, dice ancora il presidente della Repubblica, «è una guerra più che difficile, é una guerra del tutto inedita perché dall'altra parte c'è un nemico che si prepara nell'ombra, che colpisce in modo inaspettato, che si maschera e che dispone di propri agenti disseminati nel territorio di tanti paesi che naturalmente cercano di suscitare delle adesioni, dei consensi, per lo meno delle condizioni favorevoli per poter sferrare i propri attacchi. Che questa fosse una partita molto difficile credo che non lo compresero solo gli americani. Certo per loro il fatto era senza precedenti: mai una guerra, mai nulla di distruttivo aveva colpito il territorio americano, una città come New York, una città come Washington.
Noi europei avevamo vissuto gli attacchi e le distruzioni della seconda guerra mondiale, per non parlare della prima, ma comunque anche per noi era un'altra cosa».
Secondo Napolitano, dopo l'11 settembre ci fu una «presa di coscienza da parte della comunità internazionale di una minaccia e di una sfida inaudite», «stati anche molto diversi e anche non alleati tra loro, voglio dire dagli Stati Uniti e dagli Stati dell'Unione Europea, alla Russia alla Cina, compresero di dover affrontare insieme un nemico comune». Ancora: «Era inevitabile una reazione immediata, cercare di colpire una centrale del terrorismo internazionale di matrice islamica che poteva annidarsi, che sicuramente si annidava, in Afghanistan, Al-Qaeda, e quindi la decisione di portare le armi in Afghanistan per scovare e colpire quella centrale del terrore. Ma questo fu uno solo degli eventi che segnarono e che hanno segnato il decennio. Perché nel corso di quegli stessi 10 anni é cambiato, per tanti aspetti, il mondo».