20 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Caselli: «Andreotti non ha fatto lo stesso»

Penati: «Rinuncio alla prescrizione, ma basta pressioni»

Giovedì al coordinamento del Pd si parlerà anche di questo. Gasparri: «Dietro Penati c'è un sistema e i vertici lo sanno». Di Pietro: «La responsabilità politica può ricadere sul Pd»

MILANO - Rinuncerà alla prescrizione, se al termine delle indagini le cose non saranno ancora chiaro: Filippo Penati, dopo giorni di inviti più o meno garbati a non ricorrere alla prescrizione, ha deciso di scrivere al partito per assicurare che non è sua intenzione lasciare zone d'ombra sulla vicenda. Ma che l'ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano sia perlomeno infastidito della moral suasion democratica lo si capisce dalle ultime righe della lettera: «Chiedo alla politica di essere garante anche nei miei confronti del diritto che ha ogni cittadino di poter svolgere una difesa efficace e di non subire, soprattutto nella fase iniziale dell'indagine, pressioni politiche o non politiche di alcun genere». Una richiesta difficile da soddisfare, per i democratici che già lunedì riuniranno il comitato di garanzia su questa vicenda.

Il clima resta difficile, per il Pd, se si considera che oggi, agli attacchi del Pdl, si sono aggiunte le frustate di Antonio Di Pietro, che chiede l'espulsione di Penati: «Quando una nave va a sbattere sugli scogli sarà pure colpa del nostromo ma la responsabilità oggettiva se la porta a casa il comandante della nave», ha detto il leader di Idv. «Il Pd se lo tiene ancora in bilico con la sospensione o gli dice 'Penati, amico mio, quella è la porta. Vai in pace'? Bisogna interrompere immediatamente questo rapporto fiduciario fino a quando quel signore non giustifica i suoi comportamenti».

Ma l'espulsione non sembra imminente, almeno a giudicare dalle parole di Bersani: «Penati ha fatto tutti i passi indietro che poteva fare - ha detto il segretario Pd - spero che prima o poi qualcuno di questi commentatori che seguano la vicenda chiedano anche a Berlusconi, Verdini, Scajola, Milanese... come si stanno comportando? Stanno facendo dei passi indietro? Credo che noi abbiamo un altro modo». Il segretario, insomma, sembra del'idea che il Pd abbia in questi giorni dimostrato la propria «diversità» e che ora si debba aspettare il completamento del lavoro dei magistrati prima di valutare altre misure. «Penati non era tenuto», dice un dirigente del partito. «Avrebbe anche potuto non dire niente... E' importante, politicamente, che abbia detto no alla prescrizione».

Si vedrà però quali saranno gli umori degli altri dirigenti Pd al riguardo, già al «coordinamento» convocato per giovedì. I timori e le perplessità sulla vicenda sono molti, anche se trapelano solo in minima parte nelle dichiarazioni pubbliche. Più d'uno ritiene che sia necessario «riflettere» su un certo 'sistema' di rapporti tra politica e mondo delle imprese. Se tutti hanno chiaro che bisogna difendere il partito dagli attacchi di avversari, è anche vero che per molti la questione non può essere archiviata come una vicenda personale di Penati. D'altro canto, Bersani rivendica la «diversità» del Pd nel reagire a questa situazione e certo non vuole in questo momento offrire al centrodestra e a Di Pietro un facile assist per speculare sulle disavventure del Pd. Come ha detto il presidente della Toscana Enrico Rossi, bersaniano, «l'autosospensione mi pare un atto sufficientemente forte».

Gasparri: «Dietro Penati c'è un sistema e i vertici lo sanno» - «Dietro Penati c'è un sistema. E' ora che i vertici del Pd lo ammettano. Le querele sono un ridicolo autogol. Il 'metodo Sesto' è una tragica realtà e non è certo limitato alla Stalingrado d'Italia. E i capi del Pci - Pds - Ds - Pd lo sanno benissimo». Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri.

Cicchitto: «E' un sistema di potere politico ed economico» - «Penati ha riaffermato il suo pieno diritto di difendersi che non può essere annullato per superiori ragioni politiche. Rimango convinto che il contesto di tutta la vicenda è quello di un sistema di potere insieme politico ed economico. Tuttavia il diritto individuale di difesa ha logiche sue proprie che vanno ascoltate con rispetto e non annullate in nome di una ragione politica che invece preferisce liquidare rapidamente il tutto come un caso solitario». E' quanto dichiara Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera.

Di Pietro: «La responsabilità politica può ricadere sul Pd» -«Quando una nave va a sbattere sugli scogli sarà pure colpa del nostromo ma la responsabilità oggettiva se la porta a casa il comandante della nave». Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, intervenendo a 24 Mattino su Radio 24 risponde così alla domanda se il caso Penati possa coinvolgere politicamente anche il segretario del Pd Bersani.
«La responsabilità penale è personale - ha aggiunto Di Pietro - ma il Pd che fa? Una cosa è la responsabilità penale e una è quella politica. Il Pd se lo tiene ancora in bilico con la sospensione o gli dice 'Penati, amico mio, quella è la porta. Vai in pace'? Bisogna interrompere immediatamente questo rapporto fiduciario fino a quando quel signore non giustifica i suoi comportamenti. I fatti usciti non sono beghe politiche, c'è una questione morale che va affrontata». Sulla possibile rinuncia alla prescrizione da parte di Penati, «una persona che tiene al suo onore a prescindere dagli eventi processuali non può che rinunciare alla prescrizione. Alla prescrizione rinuncia chi si ritiene intimamente innocente, gli altri preferiscono la scorciatoia. Quindi certo che deve rinunciare se vuole tornare bianco come un lenzuolo, altrimenti rimarrà sempre sporcato».

Caselli: «Bene Penati, Andreotti non ha fatto lo stesso» - «Sono venti anni che in questo paese si registra frequentemente e con protagonisti assai illustri una difesa non nel processo ma dal processo», abitudine condita da «aggressioni dei giudici» che «succede solo da noi». In questo contesto, «la rinuncia alla prescrizione va in controtendenza e non può che essere salutata positivamente». Così il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, commenta la scelta di Filippo Penati di rinunciare alla prescrizione dei reati dei quali è accusato nell'inchiesta sull'area Falck. «Non posso però non ricordare un altro caso che non fu così», aggiunge Caselli ospite di un dibattito alla festa del Pd di Pesaro. E precisa: «Va detto che Andreotti non ha mai rinunciato alla prescrizione» del reato di favoreggiamento di Cosa Nostra di cui fu accusato.