19 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Politica & Inchieste

Bersani contro la «macchina del fango». Fioroni: Ricade su chi lo crea

Tanti comunicati di sostegno al Segretario dei Democrati, ma anche alcuni silenzi

ROMA - Pier Luigi Bersani rilancia sulla 'questione morale' e dopo la lettera di ieri al Corriere della sera sceglie la linea della controffensiva. Il segretario ha oggi parlato di «macchina del fango», ha annunciato «querele» e addirittura evocato una «class-action degli iscritti» contro chi «getta fango sul partito». Una reazione rabbiosa che, raccontano, è anche frutto di qualche mugugno che ieri era circolato nel partito: racconta un parlamentare che alcuni, soprattutto in area dalemiana, avevano giudicato troppo «timida» la difesa del Pd fatta da Bersani. Comunque siano andate le cose, il segretario ha rilanciato alzando i toni. Ma poiché il Pd è un partito con tante sensibilità, se tanti hanno fatto quadrato intorno a Bersani non è mancato chi si è mostrato perplesso su questa linea d'attacco: «Non so chi sia a diffondere il fango... Ma di sicuro, il fango ricade sempre su quelli che lo generano», è stato il commento un po' sibillino di Giuseppe Fioroni.

Il fatto è che la lettera al Corriere l'aveva scritta dopo un giro di colloqui con tutti i principali esponenti del partito, da Massimo D'Alema a Rosy Bindi, Enrico Letta e i capigruppo parlamentari. Persone che sulla vicenda hanno però avuto accenti diversi in queste settimane: Bindi, Letta e Franceschini avevano criticato duramente la gestione della vicenda Tedesco al Senato, la presidente del partito era arrivata anche a dire che Penati dovrà fare un «passo indietro» se risulterà «compromesso»; e Letta aveva detto che il «Pd deve dimostrare di essere diverso». Al contrario, D'Alema tenuto fin dall'inizio una linea dura, definendo «diffamatorio» qualunque collegamento venisse fatto tra lui e ipotetici «luogotenenti» o «fedelissimi»: «Quella di collegarmi a fatti o inchieste che non mi riguardano attraverso espressioni fantasiose del tipo 'luogotenente' o 'fedelissimo, quando non esiste alcun elemento concreto che mi chiami in causa, è una tecnica allusiva e diffamatoria», aveva detto lo scorso 8 luglio in una dichiarazione.

Bersani, dopo aver sentito tutti, aveva cercato ieri di unire il rigore verso gli indagati alla rivendicazione della diversità del Pd verso il Pdl. Troppo timido, raccontano, era stato il giudizio di chi si aspettava una reazione contro chi punta a «delegittimare il Pd per dimostrare che sono tutti uguali». Ecco allora che oggi il segretario ha imbracciato il fucile e ha mirato ad alzo zero: il segretario ha ammesso «errori» su Tedesco, peraltro sottolineando che non ha avuto nessuna «responsabilità» sulla sua candidatura; poi, però, è iniziata la controffensiva: «Le critiche le accettiamo ma le aggressioni, le calunnie, il fango no e da oggi partono le querele e le richieste di danni».

Quindi, nel pomeriggio, dalla sede del partito comincia ad arrivare una raffica di comunicati di sostegno al segretario, tutti con la serie «macchina del fango» nel titolo: Letta, Bindi, Finocchiaro, Franceschini, Stumpo, Errani e tanti altri hanno apprezzato le parole di Bersani. Tutti, in effetti, condividono il timore che si sia una 'operazione' di quelli che vengono definiti i 'poteri forti' per delegittimare il Pd e ritengono che il partito vada difeso da queste incursioni. Alcuni, però, non sono d'accordo sulla tattica di denunciare la «macchina del fango» e anche uno di coloro che oggi hanno fatto dichiarazioni pro-Bersani, e che nel merito dice che «Pier Luigi vuole davvero fare pulizia», nell'anonimato ammette però che filone vittimista «non paga». Walter Veltroni e i suoi oggi, come del resto ieri, tacciono. Così come tacciono i prodiani e Arturo Parisi, che però ieri aveva ancora incalzato il segretario.

Ha parlato invece Giuseppe Fioroni: «Il Pd dimostrerà di essere in grado di risolvere i problemi dell'Italia e degli italiani. Sta in questo la nostra superiorità in politica». E poi la parte più maliziosa: «Non so chi sia a diffondere il fango... Ma di sicuro, il fango ricade sempre su quelli che lo generano».