19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Inchiesta P4

Primo sì all'arresto di Papa, mercoledì parola finale all'Aula

Bossi lo vuole in galera. Ma in Giunta la Lega si ferma all'astensione

ROMA - Secondo Umberto Bossi andrà «in galera» ma la sorte di Alfonso Papa si conoscerà soltanto mercoledì prossimo 20 luglio: a dire l'ultima parola sulla richiesta di arresto in carcere del deputato del Pdl arrivata dai pm di Napoli sarà infatti l'Aula della Camera che, probabilmente a scrutinio segreto, voterà sul parere favorevole alla custodia cautelare espresso oggi, con i voti dell'opposizione e l'astensione della Lega, dalla Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio. «Sarebbe un precedente gravissimo» si allarma il premier Silvio Berlusconi ma le premesse del voto di mercoledì prossimo non sono confortanti per il magistrato in aspettativa coinvolto nell'inchiesta sulla P4 che, in serata, comunica a Fabrizio Cicchitto che si autosospende dal gruppo.

E' fallito infatti l'ultimo tentativo del Pdl di bypassare il voto della Giunta, dove il voto palese avrebbe fatto venire a galla le divisioni nella maggioranza, per portare il caso direttamente davanti all'Assemblea confidando nel voto segreto generalmente garantista in questi casi: di fronte alla «impossibilità di esprimere la proposta di concessione o di diniego dell'autorizzazione» dichiarata dal relatore del caso, Francesco Paolo Sisto, in apertura di seduta, il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti ha chiesto se ci fosse qualcun'altro «pronto ad avanzare una proposta in merito». E prontissimo, come annunciato, era l'Idv Federico Palomba che ha proposto di dire sì alla richiesta dei magistrati partenopei. Tra le proteste del Pdl, del responsabile Elio Belcastro e del deputato del gruppo Misto Mario Pepe che hanno lasciato i lavori denunciando una «violazione del regolamento», la proposta è stata messa ai voti ed è stata approvata con 10 voti a favore (Pd, Castagnetti compreso, Idv e terzo polo) e 2 astenuti: i leghisti Luca Paolini e Fulvio Follegot.

Un'astensione che smentisce le bellicose dichiarazioni di Bossi ribadite fino a qualche ora prima del voto in Giunta e che l'opposizione legge così: «O la posizione di Bossi di dire sì all'arresto è finta oppure non ha più ascendente sui suoi», osserva la democratica Marilena Samperi. Paolini si difende parlando di «astensione tecnica» ma comunque «determinante per far passare la proposta di arresto, in linea con le posizioni espresse da Umberto Bossi» che oggi ha disegnato il destino di Papa con un lapidario «in galera». In realtà il sì all'arresto sarebbe passato comunque, visto che il numero legale in Giunta è 6 e l'opposizione da sola raggiunge 10 voti.

Il Pdl punta il dito contro Castagnetti che si difende: «Non ho fatto nessuna forzatura: come sempre sono stato assolutamente rispettoso del regolamento della Giunta» che «attribuisce a me la responsabilità di arrivare a una decisione per l'Aula entro 30 giorni dalla richiesta. Oggi era l'ultimo giorno a disposizione e non potevo accettare che non venisse fatta una proposta». Un comportamento «ineccepibile» anche secondo il presidente della Camera, Gianfranco Fini.