La Lega avverte Tremonti: Oggi è il giorno della verità, non cediamo
Al vertice possibile fuoco incrociato contro il «superministro» dell'Economia
ROMA - C'è chi preannuncia «fuochi d'artificio», chi avverte che oggi sarà «la giornata decisiva». Quel che appare certo, è che nel corso della segreteria federale della Lega più che delle beghe interne si è parlato della manovra economica, e il giudizio del Carroccio - per quel che trapela - è fortemente negativo. Tanto negativo che nel corso della riunione a via Bellerio, confermano più fonti, ci si è anche posti il problema che il «superministro» possa reagire con un gesto «tipico», ovvero la minaccia delle dimissioni. Arrivando alla conclusione che comunque su determinati punti la Lega non cederà: ovvero l'attuazione della riforma fiscale e il «salvataggio» dei Comuni.
Assente il «grande accusatore» Crosetto - Al vertice di maggioranza previsto per oggi, dunque, Giulio Tremonti potrebbe trovarsi contro sia i ministri pidiellini vicini alle posizioni di Guido Crosetto, sia l'«amico» Umberto Bossi. A palazzo Grazioli, all'ora di pranzo, Tremonti alla fine dovrebbe esserci: in un primo momento, il 'superministro' aveva rifiutato il confronto ai suoi interlocutori, ma pare che ieri abbia fatto sapere che sarà presente. Non ci sarà invece il «grande accusatore», Crosetto. Un modo, si spiega, per tenere il dibattito su posizioni di merito e meno personalistiche. Comunque, tra le file degli scontenti pidiellini, la voce della presenza di Tremonti viene considerata il segno di un primo «cedimento», così come - si sottolinea - il fatto che «proprio oggi sono uscite le indiscrezioni sulle tre aliquote della riforma fiscale, un altro segnale di buona volontà». Ma in molti nel Pdl pensano ancora che oggi i ministri di area non troveranno il coraggio di attaccare: «Basta vedere il sostegno che a Tremonti è arrivato ancora oggi da Repubblica e Corriere», osserva un parlamentare. Che si spinge a prevedere che il ministro del Tesoro avrebbe già in tasca anche la partita di Bankitalia, con la nomina di Vittorio Grilli.
Ma quello che potrebbe sparigliare la carte è la posizione della Lega. Nella riunione di via Bellerio, si racconta, il ministro dell'Economia sarebbe finito esplicitamente sul banco degli imputati: «Mancano ancora certezze sul nuovo patto di stabilità interno, e i nostri sindaci sono oltre il limite di sopportazione - spiega una fonte - e anzi si parla di altri 10 miliardi di tagli in due anni al comparto degli enti locali, sarebbero insostenibili». C'è poi il capitolo pensioni: contro l'innalzamento dell'età ha già tuonato Bossi, che proprio sulla previdenza 'ruppe' nel '94 con il primo governo Berlusconi che vedeva sempre Tremonti a via XX Settembre. Troppo poco dunque, almeno per ora, l'intervento sui costi della politica pure apprezzato a via Bellerio. In ogni caso, la Lega non ha ancora deciso di rompere: «Vediamo cosa ci dirà domani Tremonti, ma noi su certi punti non cederemo», è la sintesi fatta ieri da un dirigente leghista.
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