2 maggio 2024
Aggiornato 03:00
Il Governo vuole una legge

Intercettazioni, Bersani apre ma pone condizioni

Il Pdl si attrezza a rilanciare la battaglia per una legge che le blocchi. Spunta ipotesi stralcio norme su pubblicabilità

ROMA - La situazione italiana delle intercettazioni «non è da Paese civile»: lo ha ribadito Silvio Berlusconi ieri da Bruxelles, commentando le rivelazioni dell'inchiesta P4, e il Pdl si attrezza a rilanciare la battaglia per una legge che le blocchi. Il ministro Alfano ha smentito le ipotesi circolate finora: «Noi - ha precisato - non intendiamo fare un decreto né orientare la prua in direzione diversa dal ddl che è stato già discusso alla Camera il 29 luglio 2010».

Gli ha fatto eco il ministro degli Esteri Franco Frattini, per il quale è possibile approvarlo «entro agosto». Il Pdl però al momento punta sui limiti alla stampa più che su una secca restrizione delle intercettazioni che gli inquirenti possono disporre: «In alcuni casi pubblicarle è anche un reato», ha ammonito Alfano, per il quale tuttavia «le intercettazioni si devono fare, sono un servizio giusto, servono a scoprire i criminali». Il Pd ha provato a dare un segnale di apertura, fissando però dei paletti: no al ritorno al ddl Mastella, di cui pure s'è parlato, no al decreto. «Noi - ha ricordato il leader democratico Pier Luigi Bersani - abbiamo presentato già da tempo un ddl che porta il problema alla fonte, con meccanismi per cui non vengano divulgate intercettazioni che non ha senso divulgare, che incidono sulla privacy senza avere attinenza con le indagini. Ricordo che l'ultimo confronto abortì perché si mettevano meccanismi che inibivano l'acquisizione della prova, e non si può affrontare il tema a valle, intervenendo sulla stampa».

Il «testo Camera», però, frutto di un compromesso con i finiani, si era arenato dopo lo strappo definitivo del presidente della Camera: troppo blando per gli ultrà berlusconiani, indigeribile perché troppo restrittivo per le opposizioni. E allora una delle ipotesi in campo per accelerare il giro di vite sulle intercettazioni è quella di stralciare parte del ddl in Aula alla Camera per portare all'approvazione soltanto gli articoli relativi al divieto di pubblicazione e lasciar cadere la modifica delle norme sui limiti, l'ammissibilità e i presupposti delle intercettazioni più difficili da far digerire alle toghe.