19 agosto 2025
Aggiornato 01:00
La situazione è quantomeno caotica

Lega in conclave, il Pdl spera in una mozione comune «versione soft»

La moral suasion del Colle per ora non basta a «sciogliere» il Carroccio

ROMA - L'unico dato che ripetono tutti, dal Pdl e dalla Lega, è che allo stato la situazione è quantomeno caotica. Nonostante l'azione di moral suasion del Colle, l'ostentato ottimismo di Silvio Berlusconi, l'imminenza di un voto amministrativo che rende difficile strappi o scelte drastiche. Eppure passa anche il venerdì con il dubbio che l'auspicata mozione comune di maggioranza riesca a prendere forma, in vista del voto parlamentare del 3 maggio. Di questo discutono da ore, nella sede di via Bellerio, Calderoli, Maroni e Giorgetti, oggi ricevuto da Giorgio Napolitano.

Il progetto, almeno nelle intenzioni del Pdl, sarebbe quello di ammorbidire l'alleato leghista e costringerlo ad accettare una mozione di maggioranza, ovviamente in versione soft, in cui siano bandite le espressioni 'bombardamenti' e 'interventi via terrà. Due obiettivi in un colpo solo: il primo sancire la tregua con il Carroccio; il secondo, tentare di mettere le opposizioni in condizione di dover convergere sul testo o quantomeno permettere un 'gioco' di astensioni incrociate capaci comunque di dare del Parlamento un'immagine di compattezza di fronte alla sfida bellica.

Riferiscono fonti di maggioranza che l'emissario più fidato di Umberto Bossi, Giancarlo Giorgetti, 'discreto' e non legato a 'correnti', non avrebbe sciolto del tutto i nodi politici nell'incontro con il capo dello Stato, che da giorni ha sondato maggioranza e opposizione, raccomandando di non trasformare il caso Libia - missione su cui sono impegnati i soldati italiani - né in un regolamento di conti interno alla maggioranza, né in un argomento polemico da campagna elettorale. E però il Carroccio, forte di un legame che è andato consolidandosi in questi anni, di certo non è intenzionato a sfilarsi con leggerezza dal rapporto con il capo dello Stato.

Per ora, insomma, dalla Lega non arrivano rassicurazioni, ma grande attenzione di fronte ai tentativi di mediazione istituzionale. Non si sa se alla fine basterà al partito del senatùr l«offerta' di una mozione che, lavorando di cesello, eviti richiami a bombe e bombardamenti, ispirandosi alla risoluzione Onu. Eppure da palazzo Grazioli, al netto di infastiditi commenti berlusconiani del tipo «Bossi ora sta esagerando, basta giocare con questo balletto di dichiarazioni», trapela la convinzione che basteranno le prossime 96 ore per comporre il puzzle. Puntando molto sul ruolo del capo dello Stato, che il premier potrebbe incrociare il 1 maggio in piazza San Pietro. Ma soprattutto su un ipotetico e per ora neanche fissato faccia a faccia tra Berlusconi e Bossi, che potrebbe tenersi lunedì.