Berlusconi tace ma sacrifica Lassini. E rilancia sulla riforma della Giustizia
Domani vertice del Pdl. Pressing di Iniziativa Responsabile, si valuta rimpasto pre pasquale
ROMA - L'unico che ufficialmente non «scarica» Roberto Lassini resta Silvio Berlusconi. Tutto lo stato maggiore del Pdl non mostra infatti compassione per il candidato al Comune di Milano, autore dei contestati manifesti sulle Br in Procura. Tutti contro Lassini, tranne il Cavaliere, che avalla la scelta di farlo ritirare, ma non prende posizione ufficialmente. E dire che il Colle con ogni probabilità avrebbe gradito, ma il silenzio imbarazzato del premier sconta quanto ricordato dal candidato meneghino stamane: «Quello slogan è forte, ma riprende quanto detto dal presidente del Consiglio sul brigatismo giudiziario di certi magistrati». In compenso, attraverso il Guardasigilli Angelino Alfano, la maggioranza non arretra sul capitolo giustizia, tanto da promettere il primo sì parlamentare alla 'grande, grande, grande riforma' entro l'estate. Anche di questo parleranno i vertici del Pdl convocati per il primo pomeriggio di domani a Palazzo Grazioli.
La giornata, già complicata dall'affaire Lassini che mette a rischio una corsa difficile come quella milanese, si arricchisce di un nuovo spunto quando l'esecutivo mette la parola fine al referendum sul nucleare stoppando il programma per l'atomo. L'annuncio arriva con una nota tecnica di palazzo Chigi, nel tentativo di sminare un terreno diventato impraticabile dopo il disastro giapponese. Anche in questo caso il premier, che tanto si era speso per il ritorno al nucleare, non prende ufficialmente posizione ma chiude il capitolo e smonta il referendum politicamente più delicato dei tre in campo, ossia quello che avrebbe potuto portare 'quorum' anche al quesito sul legittimo impedimento.
Come se non bastasse, il presidente del Consiglio è alle prese con la grana dei Responsabili. Luciano Sardelli, il capogruppo di Ir, ha già comunicato a Denis Verdini il messaggio da recapitare a Berlusconi: Senza una presa di posizione ufficiale e una data certa sull'ingresso nella compagine di governo di esponenti della terza gamba, salta il gruppo della Camera entro il martedì successivo a Pasquetta. Parole che hanno suscitato dei distinguo tra gli esponenti dello stesso gruppo, con esponenti come Moffa e Catone che hanno preso pubblicamente le distanze da quelli che considerano i «diktat» di colleghi animati da «ambizioni personali».
La grana per il Cavaliere resta, anche perché deve fare i conti con i tanti aspiranti a alla promozione, non solo tra i Responsabili ma anche tra i componenti del Misto ormai organicamente in maggioranza (leggi Lib-dem e Cristiano Popolari). E per tentare di trovare una quadra, accontentando quanti più 'richiedenti' possibile, fra stasera e domattina vedrà proprio Sardelli. Se tutte le tessere del puzzle andassero al loro posto, Berlusconi potrebbe anche decidere per il colpo di teatro, dando il via libera già entro domani sera al rimpasto.
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