28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Caso Ruby

Berlusconi conia «brigatismo giudiziario». E imbarca Lib-Dem

Il Premier: «Pubblicazione intercettazioni porcheria, sarà un boomerang per i Pm»

ROMA - Lì per lì, la lettura di tre sue conversazioni con le 'olgettine' messe nero su bianco sul Corriere della sera, lo ha mandato su tutte le furie: una porcheria, una cosa molto grave, avrebbe sentenziato Silvio Berlusconi. La dimostrazione - in sintesi - che pur di colpirlo il circolo mediatico-giudiziario è pronto a rendere pubbliche telefonate che dovrebbero essere omissate, giuridicamente «non utilizzabili». Ma alla vigilia dell'avvio del Rubygate, il processo che più di ogni altro preoccupa il Cavaliere, ogni arma va affilata. E quindi nell'entourage del Cavaliere viene fatto anche notare come alla fine quello commesso dai pm di Milano sia stato solo un autogol, un boomerang che gli si ritorcerà contro in quanto prova del 'complotto' di cui Berlusconi dice di essere vittima. Oltre che una violazione su cui la presidenza della Camera, se fosse imparziale, non dovrebbe mancare di mostrare disappunto.

Sarà anche per questo che, incontrando i capigruppo di maggioranza a pranzo, per avvalorare la sua tesi sui giudici che cercano di eliminarlo perché lui è l'ostacolo per il ritorno della sinistra al potere, il presidente del Consiglio è arrivato addirittura a coniare l'espressione 'brigatismo giudiziario'. Domani Berlusconi non sarà al Tribunale di Milano, anche se non invocherà il legittimo impedimento. D'altra parte, come spiega l'avvocato Niccolò Ghedini, si tratterà soltanto di una udienza di «smistamento» per il rinvio. Peccato che a seguire questo passaggio procedurale ci saranno i mezzi di informazione di mezzo mondo.

«Mi dispiace che tutto ciò stia avvenendo a causa mia - avrebbe detto il premier ai capigruppo riferendosi ai processi - ma questa è una aggressione giudiziaria, io non ho fatto niente e ho il dovere di difendermi da queste accuse infamanti». Eppure, durante il vertice, si è parlato soprattutto di come organizzare i lavori della Camera per fare in modo di accelerare l'approvazione del processo (e della prescrizione) breve, slittata dopo la bagarre in Aula e lo scontro tra La Russa e Fini.

In cima ai pensieri del presidente del Consiglio, insomma, ci sono sempre e comunque i suoi processi. Oggi tuttavia un primo ostacolo è stato superato: non solo la Camera ha votato a favore della sollevazione del conflitto di attribuzione alla Consulta per il caso Ruby, ma la maggioranza ha conquistato due deputati in più: i lib-dem Italo Tanoni e Daniela Melchiorre, dopo un incontro in mattinata con lo stesso premier e Denis Verdini, si sono accorti di essere a disagio nel terzo polo e quindi, nella votazione pomeridiana, si sono schierati con la maggioranza. Che a questo punto, secondo calcoli del Pdl, sarebbe arrivata a quota 323, anche se si continua a conteggiare il sempre-assente Domenico Gaglione. L'opposizione ha altri numeri: la maggioranza - ha detto Dario Franceschini - si è fermata a 314. Berlusconi, ha ribadito ai suoi l'obbligo di essere presenti in Aula e continua a guardare a quota 330, ma intanto si è detto convinto che «con questa compattezza si può arrivare anche al 2013». Tuttavia, la seconda tranche del 'rimpasto' per 'premiare' la terza gamba dei Responsabili non si dovrebbe concretizzare nel Consiglio dei ministri giovedì: pare slitti a settimana prossima. Berlusconi vorrebbe 'promuovere' Paolo Bonaiuti al ministero delle Politiche Agricole e inoltre c'è ancora da trovare una poltrona per la Destra di Storace, e dunque per Nello Musumeci.

Durante l'incontro con i capigruppo di maggioranza, inoltre, Berlusconi, si sarebbe mostrato ottimista sulla possibilità di un'intesa con Tunisi sulla questione dei rimpatri. Certo, poi ci sono volute molte ore perché Maroni potesse ottenerlo, ma il Cavaliere è soddisfatto di aver fatto mettere la faccia su questa intesa anche al Carroccio, un modo anche per arginare quella Lega di lotta e di governo che rischiava di essere pesante al momento della verità delle elezioni amministrative.