In Giunta 6 a 5 contro il conflitto d'attribuzione ma decide Fini domani
Il Presidente della Camera farà una proposta all'ufficio di Presidenza
ROMA - La Giunta per il Regolamento ha terminato la discussione sulla richiesta della maggioranza di sollevare un conflitto di attribuzione contro l'autorità giudiziaria di Milano che ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi per il caso Ruby: non è stato espresso alcun parere ma la maggioranza dei componenti - i numeri sono a favore dell'opposizione (6 a 5) - si è espressa contro il passaggio in Aula richiesto dai capogruppo di Pdl, Lega e Responsabili.
6 A 5 - Per i democratici Gianclaudio Bressa e Marina Sereni, il finiano Italo Bocchino, l'Idv David Favia, l'Udc Armando Dionisi e la deputata Api Linda Lanzillotta la questione non deve essere sottoposta al voto dell'Assemblea di Montecitorio. Per il leghista Nicola Molteni, i Pdl Giuseppe Calderisi, Fabio Gava e Antonio Leone e il responsabile Antonio Milo no.
ULTIMA PAROLA A FINI - L'ultima parola sulla vicenda spetterà comunque al presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha convocato per domani mattina alle 9 un Ufficio di presidenza. La terza carica dello stato ha ringraziato tutti i componenti della Giunta per le loro valutazioni e ha assicurato che valuterà «con attenzione e ponderatezza» riservandosi di formulare una proposta all'ufficio di presidenza. Indipendentemente dal caso in esame, tuttavia, Fini ha ritenuto «necessario arrivare a una più esplicita e compiuta disciplina in materia di conflitto di attribuzione» e a tal fine ha nominato Bressa e Leone relatori «per definire le proposte emendative al regolamento in materia».
- 20/02/2020 Morte Imane Fadil, Giudice in riserva su archiviazione indagine. La famiglia: «Vogliamo sapere se si poteva salvare»
- 17/02/2020 Ruby ter, trovati oltre 400mila euro sui conti esteri dell'ex marito Luca Risso
- 16/12/2019 Ruby ter, Ambra Battilana e le notti di Arcore: «Berlusconi? Pensavo fosse un imitatore invece era lui»
- 09/12/2019 Ruby ter, il teste: Barbara Guerra minacciava Berlusconi, «mostro i video e canto»