1 settembre 2025
Aggiornato 10:00
Crisi libica

Frattini: «Senza NATO niente basi»

La Lega dirà «si» solo se il blocco navale servirà a fermare anche gli immigrati. Cicchitto: «Bisogna evitare il modello Kossovo, quando i militari partirono senza l'avallo delle Camere»

ROMA - Con un documento presentato dal Carroccio la maggioranza sembra essere riuscita a trovare una sintesi che evita i distinguo emersi venerdì in Consiglio dei ministri e in commissione. Già da sabato il Pd aveva cominciato a chiedere il pronunciamento dell'Aula, nel tentativo di enfatizzare le divisioni della maggioranza, e non a caso Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno fatto il punto già sull'aereo che li ha portati a Roma per il consiglio dei Ministri: la maggioranza non poteva prestare il fianco alle opposizioni e i frutti del faccia a faccia si sono visti subito dopo, con la mozione della Lega che, di fatto, dà via libera all'operazione.

LA LEGA PRONTA A CORREGGERE IL SUO «NO»  - L'intervento in Libia sarà oggetto di un voto in Parlamento e tutti i partiti, a parte il Pdl, hanno già presentato le mozioni che verranno poste all'esame dell'Aula. La Lega, in particolare, ha deciso di depositare un testo che, di fatto, segna una retromarcia rispetto al 'no all'intervento' pronunciato nei giorni scorsi ma chiede anche l'uso del blocco navale per fermare l'immigrazione verso l'Italia. Non è escluso, peraltro, che nel pomeriggio anche il Pdl decida di presentare un proprio documento.

I PUNTI DA CHIARIRE: IMMIGRATI E TRATTATO CON LA LIBIA - Ma se sull'intervento nessuno solleverà obiezioni in Aula, diverse restano le posizioni su due punti cruciali: la gestione dei flussi migratori dalla Libia e il trattato internazionale che legava l'Italia al Paese ora sotto attacco. Pd, Idv e 'terzo polo' chiedono che il trattato venga sospeso formalmente e denunciato secondo le procedure previste dal diritto internazionale; la Lega, invece, chiede che vengano confermati tutti gli accordi commerciali. Sui rifugiati, inoltre, il Pd e il 'terzo polo' chiedono al Governo di predisporre un piano di accoglienza per i rifugiati, mentre il Carroccio vorrebbe usare le navi militari per fermare l'arrivo di immigrati in Italia.

BERSANI: SULLA LIBIA LA MAGGIORANZA E’ SPACCATA - «In sede parlamentare vorrei capire come la pensa il governo perchè non sono sicuro che la pensino nè come dice La Russa nè come dice Bossi». Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha risposto così, durante una conferenza stampa, a proposito del voto parlamentare chiesto dal suo partito sulla missione italiana in Libia.
«Abbiamo chiesto che ci sia una discussione in Aula - ha ricordato Bersani - ci pare il minimo visto il rilievo della vicenda. Spero che la nostra posizione sia emersa in modo chiaro: in Libia siamo di fronte a un governo che con armi pesanti bombarda il suo popolo, i ribelli definiti topi e insetti» insomma di fronte a una situazione di questo tipo «l'Italia non può sottrarsi alle sue responsabilità».

PROTEGGERE LA POPOLAZIONE, NON ABBATTARE GHEDDAFI - Il leader del Pd ha precisato però che «la risoluzione dell'Onu non prevede un intervento armato per abbattere Gheddafi ma un intervento per impedire cje Gheddafi colpisca la sua gente.
Auspichiamo che l'Italia abbia questa precisa posizione e che la porti avanti con un minimo di autorevolezza, cosa difficile sia per il pregresso, Berlusconi non voleva disturbare il Colonnello con una telefonata, sia perchè la maggioranza di governo è divisa». Bersani ha infine spiegato che l'obiettivi «desiderabile» della missione oltre a fermare la violenza del Regime sulla popolazione è quello di «favorire un processo pacifico di transizione e cambiamento come è avvenuto negli altri paesi del Nord Africa, esigenza che è largamente diffusa nella popolazione. Noi dobbiamo stare con il cambiamento pacifico».

CICCHITTO: NON RIPETEREMO GLI ERRORI DI D’ALEMA - «Il passaggio in Aula è inevitabile. Non dobbiamo ripetere quello che è avvenuto con il Kosovo quando al governo c'era D'Alema e la missione militare partì prima del passaggio in Aula». Lo ha affermato Fabrizio Cicchitto, conversando con i cronisti alla Camera, parlando di un voto in aula sulla missione militare italiana.

FRATTINI: COMANDO ALLA NATO, ALTRIMENTI RIVEDREMO L’USO DELLE NOSTRE BASI - Il ministro degli Esteri Franco Frattini, ha lanciato oggi un chiaro avvertimento ai partner della coalizione internazionale che sta attuando su mandato Onu la 'No-fly zone' sulla Libia: le operazioni, ha detto in sostanza ai cronisti alla fine del Consiglio Relazioni esterne dell'Ue di Bruxelles, dovranno essere sotto comando e controllo Nato, altrimenti l'Italia potrebbe riservarsi l'uso delle proprie basi solo per operazioni a comando condiviso.
«E' la Nato che deve prendere il comando: per condividere responsabilità gravi e metterle in comune, ognuno deve sapere ciò che fanno gli altri. La Nato ha l'esperienza e la responsabilità, e quello dell'Europa e del Mediterraneo è il suo teatro 'classico'», ha detto il ministro. E ha aggiunto: «dovremo trovare un modo affinché, se vi fosse una moltiplicazione dei comandi, l'Italia possa assumere la responsabilità del controllo sul proprio comando, ma non sarebbe una soluzione utile».
Frattini ha parlato, in questo caso, di «una riflessione» che andrebbe fatta sul consenso all'uso delle basi. Ma, ha aggiunto poi, «io continuo a pensare in termini positivi e non voglio anticipare conclusioni negative: l'Italia lavora affinché entro domani o dopodomani la Nato assicuri il comando e controllo dell'operazione».
Il ministro è apparso chiaramente contrariato dal fatto che la Francia stia dando un'interpretazione piuttosto 'larga' del mandato della Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza Onu, con attacchi decisi senza un comando comune e senza coordinarsi con gli altri partner della coalizione. Il ministro, tuttavia, non lo ha detto esplicitamente, osservando che «questo non è il momento di dividersi, a tre giorni dall'inizio delle operazioni: saranno i fatti a parlare». L'obiettivo, ha sottolineato poi il ministro degli Esteri parlando a una televisione francese «non è assolutamente Gheddafi, è la protezione della popolazione civile. Se non la proteggessimo saremmo fuori dalla Risoluzione 1973».