27 aprile 2024
Aggiornato 01:00
A Ginevra fermo «no» di Napolitano contro i muri che fermano le persone

«La gestione della frontiera dell'Ue non può essere lasciata ai singoli stati»

E su gli immigrati in Italia il Capo dello Stato dice: «Sono una forza positiva della nostra società»

ROMA - La frontiera dell'Ue non può essere lasciata ai singoli Paesi. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo ad una seduta del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite, a Ginevra.
«La gestione della frontiera della Ue non può essere lasciata ai singoli Stati membri, non è la frontiera di un paese», ha detto il Presidente.«I recenti, tristi eventi nel Mediterraneo - ha aggiunto Napolitano - dimostrano che la Ue deve portare a termine il compito di realizzare uno spazio comune di libertà. Sicurezza e giustizia, definendo tra l'altro regole migliori su diritto d'asilo e protezione dei rifugiati».
Secondo Napolitano «barriere e discriminazione portano isolamento e declino». E da questo punto di vista «la lotta contro le forme di razzismo, discriminazione, xenofobia e simili intolleranze non è solo una obbligazione internazionale ma anche la migliore risposta nell'interesse comune dell'umanità».

GLI IMMIGRATI IN ITALIA SONO UNA FORZA POSITIVA - Gli immigrati sono «una forza positiva della nostra società» e «contribuiscono in proporzione rilevante alla crescita materiale e culturale del nostro paese in tutte le sue componenti», ha precisato il presidente della Repubblica.
Per il capo dello Stato «la chiave del successo della loro integrazione» risiede nella «opportunità di partecipare pienamente alla vita sociale, economica e culturale, rispettando le regole del nostro stato di diritto». Per Napolitano «è essenziale facilitare mutualmente questo processo promuovendo una politica complessiva di integrazione».

NESSUNO PUÒ COSTRUIRE MURI CHE LIMITINO LA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE - Il presidente ha ricordato che l'Italia «fino a tempi recenti un paese di emigrazione, è stata esposta negli ultimi anni a massicci flussi di migranti. Nell'ultimo decennio gli immigrati residenti in Italia sono cresciuti di circa il 250 per cento, raggiungendo il 7 per cento della popolazione italiana complessiva». Gli immigrati, ha aggiunto Napolitano, «costituiscono una risorsa lavorativa essenziale per l'economia italiana, ampliano il respiro della nostra società».
«In un mondo interdipendente nessuno può più costruire muri, evitare il movimento delle persone e limitare la circolazione delle idee. Questo vale anche per l'idea che si debbano rispettare e proteggere i diritti umani», ha aggiunto Napoletano.

BISOGNA GARANTIRE LA LIBERTA’ RELIGIOSA - Napolitano ha quindi sottolineato l'importanza di garantire la libertà religiosa, fattore che «diviene un faro di speranza e potente rassicurazione per tutte le minoranze. Essa garantisce l'identità e la sicurezza di sè.
Elimina la percezione delle ostilità e delle minacce. È dunque essenziale rifiutare tutte le forme di intolleranza religiosa e discriminazione».
Il capo dello Stato ha espresso le proprie personali condoglianze al popolo pachistano: «Sono profondamente scioccato e sgomento per il recente assassinio del ministro pachistano per le minoranze, Shabbaz Bhatti». Napolitano ha poi citato «gruppi vulnerabili, come le comunità cristiane in alcuni paesi» che «richiedono speciale protezione».

LA VIOLENZA CONTRO IL POPOLO LIBICO E’ INACCETTABILE - «La violenza contro il popolo libico è inaccettabile. Il colonnello Gheddafi deve fermare ogni azione militare diretta contro il suo popolo», ha ammonito il presidente della Repubblica.

I NUOVI GOVERNI PARTANO CON IL PIEDE GIUSTO IN FATTO DI DIRITTI UMANI - I nuovi governi che nasceranno dalle ribellioni dei popoli di alcuni paesi nordafricani «è indispensabile che comincino con il piede giusto per quanto concerne i diritti umani e lo stato di diritto». È questo l'auspicio di Giorgio Napoletano.
«Quando, sperabilmente molto presto - ha aggiunto- i paesi interessati dalle attuali ribellioni intraprenderanno la via verso la ripresa e la ricostruzione, ci sarà bisogno di giustizia, ricomposizione e conciliazione nazionale. Un processo di ricostruzione istituzionale che attenderà allora i popoli liberati e i loro nuovi governi democratici. La fase successiva potrebbe avere molte ombre, ma sarà comunque cruciale per tutti i paesi coinvolti».