20 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Giustizia

Berlusconi «disperato». Pdl studia mosse legislative

Ancora nulla di decisio su intercettazioni e prescrizione breve

ROMA - La macchina è in corsa ma la direzione è incerta: più di una fonte parlamentare del Pdl frena sulle indiscrezioni circolate in questi giorni a proposito dei prossimi passi della strategia di Silvio Berlusconi sulla giustizia. Mentre il presidente del Consiglio da Milano fa sapere di essere «disperato» per la riforma, caposaldo del programma e oggetto di reiterati annunci del Governo, i suoi fedelissimi lavorano alle mosse concrete sul terreno legislativo, ma ancora in un clima di incertezza.

«Ogni giorno è buono ma non c'è ancora la decisione», dice ad esempio il deputato azzurro Maurizio Paniz sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato che il Pdl dovrebbe proporre alla Camera contro i magistrati del caso Ruby, per la concussione contestata a Berlusconi senza passare le carte al Tribunale dei ministri. Dubbi anche sull'ultima 'arma letale' partorita dagli strateghi legali del premier, una modifica alla legge ex Cirielli per abbreviare la prescrizione dei reati per gli incensurati: «Non è ancora deciso - dice un autorevole parlamentare berlusconiano - se verrà presentato al Senato o alla Camera». Secondo un'altra fonte azzurra, in realtà non è ancora certo al cento per cento che il provvedimento verrà presentato. Quanto al processo breve, a parole tutti garantiscono che la norma transitoria che metteva a rischio migliaia di procedimenti dovrebbe essere espunta, ma non è ancora chiaro se verrà fatto in commissione o in aula. E comunque, su questi argomenti «decide il presidente, con Ghedini, Longo e il ministro», dicono nel Pdl.

E' rimandata a mercoledì la Consulta Giustizia del Pdl, alla quale dovrebbe partecipare il ministro Angelino Alfano per illustrare ai colleghi di partito la riforma costituzionale in preparazione. In quell'occasione il senatore Roberto Centaro illustrerà ai colleghi parlamentari le differenze fra il testo del ddl intercettazioni approvato dal Senato e quello 'edulcorato' in commissione Giustizia alla Camera, dopo il compromesso con i finiani. Le opzioni in campo sono due, in sostanza: un ritorno al testo del Senato, più rigido e quindi più gradito al premier («il presidente del Consiglio non ha neanche un telefonino», ha detto oggi Berlusconi annunciando l'imminente arrivo in aula alla Camera del ddl, «ma perché è sottoposto a intercettazioni«) oppure una soluzione più attenta alle obiezioni sollevate dagli uffici del Quirinale sul ddl. E le parole del premier contro lo 'staff' del Quirinale, reo di «intervenire puntigliosamente» sulle leggi del governo, potrebbero essere una spia del dibattito in corso nel Pdl sul tema.