Biotestamento in aula 7 marzo, ma su ddl è iniziato fuoco amico
In serata, il quotidiano di Ferrara diffonde l'anticipazione di un intervento di Sandro Bondi
ROMA - Non solo Saviano, non solo Stefano Rodotà, non solo il fronte laico o 'laicista' capitanato da Beppino Englaro e dal senatore-chirurgo del Pd Ignazio Marino. Mentre la conferenza dei capigruppo della Camera fissa per il sette marzo la data di avvio della discussione sul testamento biologico, prima Giuliano Ferrara, poi Sandro Bondi esprimono dubbi pesanti sul disegno di legge sinora difeso strenuamente dal centrodestra.
Non che alla discussione in Senato siano mancate voci dissonanti anche nella maggioranza, a partire da quelle di Beppe Pisanu, del valdese Lucio Malan e di Giuseppe Saro, friulano come il padre di Eluana Englaro e suo amico personale. Per non parlare del fronte «finiano», o almeno di alcuni fedelissimi del Presidente della Camera come Benedetto della Vedova, prima scettici, poi apertamente ostili al ddl sul biotestamento. Ma ora, alla stretta finale a Montecitorio, la fronda si allarga. Apre il fuoco amico il direttore del Foglio, quel Giuliano Ferrara che portò sul sagrato di piazza duomo a Milano le bottiglie d'acqua che simboleggiavano il sostegno vitale ad Eluana e, prima di allora, aveva guidato una liste elettorale 'pro life' e anti-l'aborto. La legge, ha scritto ieri, è «lastricata di buone intenzioni», ma «sbagliata irrimediabilmente». E' «pasticciata e contraddittoria» perché «si dice al cittadino: fa pure testamento, ma sappi che non sarà vincolante». Ancora: «Meglio un prete, una donna, un compagno affettuoso, gli occhi di un bambino o la barba di un filosofo al mio capezzale, piuttosto che il documento di un legislatore». Stoccata finale: «Suggerisco ai deputati del centrodestra di ripensarci. E ai vescovi italiani di non farsi intrappolare in un meccanismo che domani potrebbe travolgere anche le loro buone intenzioni».
In serata, il quotidiano di Ferrara diffonde l'anticipazione di un intervento di Sandro Bondi, ministro del Governo Berlusconi e coordinatore del Pdl, che rincara la dose: «La mia opinione - scrive - è che quando si verificano certe condizioni, la decisione debba essere presa, con cristiana umanità e con sana ragionevolezza, rispettando la volontà espressa precedentemente da ciascuno i noi, insieme ai medici e ai familiari, come si usava non molto tempo fa, quando si interrompevano le cure ospedaliere e si permetteva che i malati potessero trascorrere gli ultimi momenti della propria vita a casa propria circondati dall'affetto dei parenti». Certo, il Foglio oggi pubblica anche la replica della sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella («Ma la politica deve impedire l'eutanasia per sentenza«). Ma c'è anche un articolo di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, firme tradizionaliste del giornale di Ferrara, che espongono il loro «punto di vista cattolico» e spiegano che «la via maestra è la contestazione delle sentenza creative».