28 agosto 2025
Aggiornato 00:00
Caso Ruby

Stato d'allerta nel Pdl, ambasciatori provano ad «ammorbidire» la Cei

Lo schiaffo del Vaticano ha disorientato un partito già scosso dall'inchiesta. Letta si muove. Nel partito cresce il timore per una possibile crisi

ROMA - Scricchioli, spifferi, piccole falle che rischiano di allargarsi. Il Pdl inizia a risentire dei contraccolpi del caso Ruby, visto che lo schiaffo del Vaticano ha disorientato un partito già scosso dall'inchiesta, e tutti guardano con preoccupazione a lunedì quando la Cei con ogni probabilità si pronuncerà sulla vicenda. Tanto che, riferiscono diverse fonti, i canali diplomatici dell'ala cattolica del Popolo della libertà sono già stati attivati con un obiettivo: 'ammorbidire' - anche attraverso contatti (forse anche un incontro) che Gianni Letta potrebbe tenere nel week-end con esponenti di primissimo piano delle gerarchie ecclesiatiche - la 'censura' che la Conferenza episcopale si prepara a proporre, dopo il duplice affondo targato Bertone-Papa. Insieme al sottosegretario, altri azzurri vicini al premier sono stati attivati per arginare, attraverso contatti informali, il rischio di un ulteriore danno d'immagine.

E dire che di buon mattino Silvio Berlusconi, in consiglio dei ministri, aveva provato a tranquillizzare i membri del governo: Ho ricevuto rassicurazioni dal Vaticano, mi hanno assicurato che si trattava di un discorso in generale e che non era riferito a me. Pochi minuti e le agenzie battono le dichiarazioni del Santo padre sulla necessità che le istituzioni ritrovino le radici morali. E, nel governo come nel partito, la preoccupazione riprende a salire.

Basta mettere in fila frammenti di situazioni per descrivere questo clima. C'è il sindaco di Roma Gianni Alemanno che ieri, atteso all'inaugurazione della casa accoglienza del Bambin Gesù, sceglie di annullare la visita, secondo alcuni per evitare di essere presente nel momento in cui Bertone lancia il primo affondo al Cavaliere. Ci sono gli ambienti ciellini in fermento, ufficialmente allineati e coperti, ma ufficiosamente pronti ad ammettere che un anno di transizione, per preparare la strada al lancio di Roberto Formigoni, non sarebbe poi così male. Senza contare l'intervista piena di dubbi di un cattolico doc come Alfredo Mantovano, oggi al Corsera.

La paura che tutto possa precipitare, il timore che la Procura di Milano si sia mossa così bene da lasciare pochi spazi di manovra alla difesa, il federalismo che rischia di diventare il terreno sul quale scivola la legislatura. Timori così forti che ieri nella sede del Pdl e oggi a margine del cdm i ministri pidiellini non nascondevano il rischio di una rapida caduta del Cavaliere e ragionavano su un orizzonte che non andava oltre la prossima primavera.