20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
G8 Genova

«De Gennaro mentì per coprire l'insuccesso»

Pubblicate le motivazioni della Sentenza di condanna per l'ex Capo della Polizia ad un anno e 4 mesi di reclusione, che ha ribaltato l'assoluzione in primo grado

GENOVA - L'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, oggi direttore dell'Asi, l'organismo che coordina i servizi segreti dell'Aisi e dell'Aise, cercò di depistare le indagini sulla sanguinosa irruzione della polizia nella scuola Diaz di Genova per coprire l'insuccesso nella gestione dell'ordine pubblico durante il G8 del 2001. E' quanto emerge dalle motivazioni della sentenza dei giudici della Corte d'Appello di Genova che lo scorso 17 giugno condannarono De Gennaro ad un anno e 4 mesi di reclusione, ribaltando l'assoluzione in primo grado.

Secondo i giudici Rosaria D'Angelo e Raffaele Di Napoli, come riportato oggi dal quotidiano genovese Il Secolo XIX, De Gennaro «aveva il suo interesse a non fare trapelare un suo diretto coinvolgimento nella vicenda della scuola Diaz». Per questo l'ex capo della polizia «aveva bisogno di alterare l'accertamento dei fatti, delle loro modalità e delle responsabilità politiche e penali posti in essere durante quell'operazione», si legge nella sentenza. A smascherare i tentativi di depistaggio erano state alcune telefonate di funzionari di polizia e artificieri intercettate. Da quelle intercettazioni emerse per caso che De Gennaro avrebbe ordinato a Colucci di rivedere le precedenti dichiarazioni sulla presenza sul campo del portavoce del capo della polizia, Sgalla, per aiutare i colleghi imputati nel processo per l'irruzione nella scuola Diaz.

All'ex capo della Digos genovese Spartaco Mortola, condannato con De Gennaro a 14 mesi di reclusione, l'ex questore di Genova Francesco Colucci ha infatti riferito: «bisogna che aggiusti un po' il tiro». Secondo la Corte d'Appello del capoluogo ligure «la richiesta espressa ed esplicita di ritrattare» era assimilabile ad una minaccia, con possibili ripercussioni sulla carriera di Colucci «che proprio in quel periodo era in fase di valutazione per la progressione di carriera». Per i giudici, infatti, De Gennaro «abusò anche della funzione pubblica esercitata e connessa al suo ruolo di direttore generale del Dipartimento della pubblica sicurezza».