6 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Missione ISAF

Afghanistan, arriveranno più istruttori italiani

Per ora nel paese sono presenti 550 addestratori. Previsto un aumento di 200 e più uomini. Taglio della presenza nei Balcani

ROMA - Aumentare il numero di addestratori delle forze di polizia e del nuovo esercito afgano per favorire un più rapido disimpegno da una missione che dura ormai da oltre nove anni. E' questo l'obiettivo prioritario della Nato, che sarà discusso al prossimo vertice dei capi di stato e di governo, il 19 e 20 novembre a Lisbona. Ed è questo anche l'impegno dell'Italia, che rafforzerà la sua missione per la formazione e il mentoring delle forze di sicurezza locali, a fronte di un drastico ridimensionamento del contingente attualmente dispiegato nei Balcani, realizzando così - secondo le indicazioni emerse oggi al Consiglio Supremo di Difesa - un avvicendamento che non determinerà «aggravi significativi di spesa».

L'Italia partecipa alla missione Isaf della Nato con oltre 3.800 soldati distribuiti in quattro province e contribuisce alla missione di addestramento delle forze afgane con circa 550 uomini. Il contingente è destinato a crescere fino a 4.200 unità entro la fine dell'anno, mentre da metà 2011 è previsto l'inizio del ridimensionamento delle truppe, fino a un disimpegno totale dei militari 'combat' entro l'inizio del 2014. Il calendario, già approvato dalla Nato in via informale nelle sue linee guida, prevede però che l'Italia - assieme ad altri paesi dell'Alleanza - possa proseguire l'attività di addestramento delle forze di sicurezza locali.

200 uomini tra Carabinieri e militari - Anche in previsione del proseguimento di questa speciale missione a medio termine, le unità di addestratori potrebbero presto aumentare. L'incremento più immediato dovrebbe riguardare circa 200 uomini, tra Carabinieri e militari dell'esercito, come riferito in sede Nato dallo stesso ministro della Difesa Ignazio La Russa. «Fino a cento uomini la Difesa è in grado di sopportare l'incremento senza particolari aumenti di costi», aveva confermato alcuni giorni fa il titolare di Palazzo Baracchini. «Già adesso noi siamo pronti perché sappiamo che più istruttori ci sono, meno dura la fase di transizione», aveva insistito il ministro, che si era comunque detto «favorevole» ad «andare oltre l'incremento già previsto degli istruttori che sono già stati richiesti» all'Italia.