28 agosto 2025
Aggiornato 10:30
Aggressione metro

La famiglia Maricica vuole chiarezza

Il Legale: «Non c'è denuncia verso i medici, ma vogliono sapere quello che ha subito. Non si può invocare la provocazione come giustificazione»

ROMA - Alessandro Di Giovanni, l'avvocato della famiglia di Maricica Hahaianu, l'infermiere romena di 32 anni morta venerdì sera all'ospedale Casilino dopo una settimana di agonia, sottolinea che «non c'è stata una denuncia dei familiari verso l'ospedale, c'è stato un miglioramento e una ricaduta e i familiari vogliono sapere tutto ciò che ha subito la loro cara, dall'aggressione, alla morte, per una loro serenità d'animo».

Aspettiamo l'autopsia - Maricica fu ricoverata dopo essere stata colpita da un pugno sferrato dal giovane romano Alessio Burtone, che si trova ancora ai domiciliari. All'ospedale «ai familiari era stato quasi detto che le cose andavano bene, si era ripresa, c'era un miglioramento. Loro ora non condannano nessuno, non ce l'hanno con i medici ma aspettano l'autopsia per far chiarezza , hanno bisogno di riacquistare un minimo di serenità interiore». E l'avvocato anzi sottolinea che al riguardo «l'ufficio del pm ha dimostrato tutta l'attenzione al caso, ascoltando anche le nostre richieste e disponendo un collegio peritale». «E' un adempimento dovuto, chiarire tutta la vicenda con la giusta attenzione. Poi - prosegue l'avvocato - si valuterà il resto. Certo domani pomeriggio è un momento importante, con l'autopsia cercheremo di capire cosa è successo».
Al di là della famiglia, comunque era già stata la Procura di Roma, affidando l'incarico per l'effettuazione dell'autopsia di Maricica Hahaianu, a chiedere l'accertamento oltre alla causa del decesso anche dell'evolversi del quadro clinico della donna che dopo il ricovero in ospedale è 'entrata ed uscita' dal coma.

Riguardo alla posizione di Alessio Burtone, l'avvocato sottolinea che Adrian, il marito di Maricica, «non ha mai speso un gesto o una parola di rabbia, non ha mai giudicato con rabbia un minuto il ragazzo, l'unica cosa che ha detto in un momento di sconforto è 'non è possibile che mentre mia moglie sta lottando tra la vita e la morte, lui sta seduto a casa, chatta o guarda la tv'. Era il contrasto ad angosciarlo». Il marito della donna - sottolinea l'avvocato - «è un uomo che si è comportato sempre con dignità e rispetto, mai un gesto fuori dalle righe, e questa è una cosa disarmante, che ha conquistato tutti, me per primo, il sindaco Alemanno, l'ambasciatore. E' una persona speciale». L'avvocato conclude avvertendo però di stare attenti a parlare di provocazione per giustificare Alessio: «Il video è disarmante, bisogna far attenzione a non legittimare la violenza, sarebbe grave. La provocazione non può essere invocata da chi ha causato con il suo comportamento la reazione della vittima».