2 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Politica & Giustizia

Alfano: più fondi. E finiani aprono sul processo breve

Il Ministro: «Subito confronto con i Magistrati». L'ipotesi di mediazione basata su un aumento dei finanziamenti al comparto giustizia, però, non convince l'opposizione

ROMA - Il ministro della Giustizia Angelino Alfano promette «investimenti straordinari nel sistema giustizia per adeguare la macchina alle nuove esigenze del processo breve»: sembra essere questa l'ultima ipotesi di lavoro per superare il «niet» dei finiani sul contestatissimo disegno di legge del centrodestra, fermo da mesi alla Camera dopo l'ok del Senato. Il Guardasigilli la propone in un colloquio con il Corriere della sera, e dalle pagine del Giornale gli fa eco Silvano Moffa, considerato uno delle 'colombe' di Futuro e Libertà, spiegando che «più soldi» ai magistrati renderebbero possibile un sì condiviso al provvedimento.

Il ministro assicura: «Siamo pronti a incontrare i magistrati dei principali uffici giudiziari per concordare le scelte organizzative più efficaci» e «questi incontri si avvieranno immediatamente, in parallelo all'esame del disegno di legge». Resta da stabilire la reale entità dei fondi disponibili e la tempistica con la quale potranno essere utilizzati. Per Alfano, scrive il Corriere, i soldi si potranno ricavare da quelli «risparmiati» sui risarcimenti che l'Europa impone all'Italia a causa elle lungaggini della giustizia.

Il finiano moderato Moffa ha la stessa idea, in contemporanea, sul Giornale più antifinano che c'è, quello diretto da Vittorio Feltri: «Nessuno - premette - intende logorare il Governo. Sarebbe una forma di autodistruzione». E quanto al processo breve, andrebbe legato «alla questione fondamentale: la Corte dei diritti dell'uomo ha condannato ripetutamente il nostro paese per i processi lumaca. Ma bisogna creare le condizioni perché i processi si possano fare». Più soldi alla magistratura? Chiede l'intervistatore. «Esatto», replica Moffa. «Quello che bisogna evitare è lo spacchettamento dei provvedimenti. Il processo breve sciolto dal resto verrebbe percepito come una legge ad personam».

Opposizione contraria - L'ipotesi di mediazione basata su un aumento dei finanziamenti al comparto giustizia, però, non convince l'opposizione. Sventagliata di dichiarazioni dall'Idv: per Massimo Donadi Alfano è un «ministro ad personam»; Luigi Li Gotti parla di «pupi e pupari»; per Leoluca Orlando Alfano è «il ministro dell'Ingiustizia», che «trova i fondi per l'amministrazione giudiziaria soltanto a condizione che si approvino le norme che di fatto condonano i reati commessi dai criminali dal colletto bianco, dalla cricca e dalla casta». Dal canto suo, Stefano Fassina, della segreteria Pd, mette l'accento sul fatto che «mentre in Europa e negli Usa i governi agiscono per contrastare le prospettive di stagnazione e l'aumento della disoccupazione», in Italia «il governo Berlusconi è paralizzato da uno scontro interno senza precedenti e impegnato, come al solito, nello stilare misure a tutela del presidente del Consiglio».

Di tutt'altro tenore le dichiarazioni che vengono dal Pdl: secondo il portavoce azzurro Daniele Capezzone «le critiche che l'Idv rivolge contro il ministro Alfano sono surreali o in malafede». Il senatore Stefano De Lillo invece replica con una battuta in linguaggio giuridico all'Idv: «Più che ministro ad personam, come dichiarato dall'onorevole Donadi, Alfano - dice - si conferma un ministro 'Erga Omnes'. Bene ha fatto quindi il ministro Alfano ad annunciare l'impegno del Governo per reperire le risorse necessarie per l'introduzione del processo certo. Una riforma utile al Paese». Una riforma, avverte Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione Giustizia alla Camera, che «è un'esigenza che tutti gli italiani sentono come indifferibile».