Alfano: fondi straordinari per il processo breve
Il Ministro Guardasigilli sul Corriere della Sera: «Il Ddl è uno dei 5 punti programmatici del Governo». Vietti: «Ricucire gli strappi tra toghe e politica»
ROMA - Per il processo breve - forse il più delicato dei temi di trattativa con i finiani, parte di quel documento programmatico su cui la maggioranza sarà chiamata a votare e contarsi in settembre - il ministro della Giustizia Angelino Alfano promette fondi. In una intervista al Corriere della Sera, dalle Eolie dove è in vacanza, il Guardasigilli spiega «Siamo pronti ad investimenti straordinari nel sistema giustizia per adeguare la macchina alle nuove esigenze del processo breve».
In concreto, aggiunge, «siamo pronti a incontrare i magistrati dei principali uffici giudiziari per concordare le scelte organizzative più efficaci» e «questi incontri si avvieranno immediatamente, in parallelo all'esame del disegno di legge». Un disegno di legge approvato al Senato otto mesi fa e adesso fermo alla Camera. La norma fissa i tempi massimi per arrivare a sentenza; tre anni per il primo grado, due per il secondo, sei mesi per il terzo, con conseguente rischio di prescrizione. Il fatto che si applichi anche ai processi in corso per i reati con pene sotto i dieci anni ha provocato la furia delle opposizioni poiché la norma coinvolgerebbe i tre processi in cui è imputato Silvio Berlusconi.
UNO DEI 5 PUNTI - Alfano ricorda che il processo breve è «una delle priorità che metteremo in campo alla ripresa» e anche «uno dei 5 punti che sottoporremo all'approvazione delle Camere» cioè alla fiducia che dovrebbe rifondare la maggioranza. Il Guardasigilli - secondo cui l'impianto approvato in Senato è condiviso dal governo - aggiunge che la norma dovrebbe chiamarsi piuttosto «processo certo» o «ragionevole durata del processo», ricordando che le istanze europee impongono ogni anno all'Italia milioni di euro di risarcimento in causa intentate da cittadini stufi delle lungaggini della giustizia. E questi soldi dei risarcimenti protranno essere, dice Alfano al Corriere, «risparmiati» e impiegati per una maggiore efficienza: sono questi insomma i soldi degli «investimenti straordinari» annunciati dal ministro.
BOSSI - In tema di giustizia «Berlusconi è evidentemente un perseguitato», lo ha detto il leader del Carroccio, Umberto Bossi, a margine dell'inaugurazione del Mipam. «A chiunque lo si chieda in mezzo alla strada - ha aggiunto il ministro - ti dice 'troppi processi'. Evidentemente è perseguitato, quindi le cose dopo un po' danno fastidio a tutti anche alla gente comune».
VIETTI: RICUCIRE GLI STRAPPI - Si impegna a «ricucire gli strappi» e auspica che sul processo breve si raggiunga un «equilibrio». Il neo-vice-presidente del Csm Michele Vietti, intervistato da Repubblica, spiega la filosofia con cui svolgerà il suo mandato e si pronuncia su alcuni dei temi più 'caldi' in agenda. «Mi ritengo un modesto artigiano nella ricucitura degli strappi - spiega - e Dio solo sa quanto ci sia bisogno di ricucire un tessuto lacerato come quello tra magistrati, politici e cittadini. Le modalità della mia elezione mi fanno ben sperare che tutti avvertano l'aspirazione a trovare soluzioni unitarie nell'interesse non degli eterni contendenti, ma del Paese».
Sul processo breve Vietti si limita a dire: «Mi auguro che prevalga lo sforzo di trovare un punto di equilibrio tra ragionevole durata ed effettivo esercizio dell'azione penale».
Il vice-presidente del Csm parla anche dell'ipotesi di una separazione delle carriere tra giudici e pm: «Ne sento parlare da molto tempo. Non ho difficoltà a dire che resto perplesso di fronte all'idea di fare dei pm una squadra totalmente autoreferenziale, tanto più in una logica di separazione dei Csm. Non vorrei che l'effetto fosse esattamente il contrario di quello che hanno in mente i fautori della riforma».
Infine, il legittimo impedimento: «La Consulta ha definito un valore il sereno svolgimento delle funzioni del premier. Ciò va contemperato con l'esercizio dell'azione penale, che non può prescriversi. Qualcuno mi accusa di aver contribuito a costruire con i legittimo impedimento un 'ponte tibetano'. La sponda d'approdo è da tempo nelle mani e nella responsabilità del Parlamento».
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