Berlusconi a Fini: con noi o voto subito
Il Premier contro il ribaltone: «No ai formalismi della Carta». E nonostante lo «stop» di Bossi non chiude all'Udc
ROMA - Nessun passo indietro. Anzi, in un audiomessaggio ai Promotori della libertà il premier Silvio Berlusconi torna ad attaccare duramente i finiani, che si rendono protagonisti di un «avvilente mercato politico», e ribadisce l'ultimatum alla forza guidata da Gianfranco Fini: i cinque punti del programma che il Pdl sottoporrà al Parlamento non sono «negoziabili», l'alternativa è solo il ritorno alle urne. Uno scenario che sembra avvicinarsi, visto che il Cavaliere invita i simpatizzanti alla mobilitazione e avverte: «Dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza, come quella ad esempio di elezioni entro poco tempo».
«NON CI FAREMO LOGORARE» - Non usa mezzi termini, Berlusconi, quando denuncia i tentativi di chi vuole ribaltare l'esecutivo con «giochi antidemocratici di Palazzo» e portare gli sconfitti al potere. Imputato è soprattutto Gianfranco Fini e il suo nuovo gruppo parlamentare, Futuro e libertà, che per Berlusconi è il frutto di un'iniziativa «paradossale». Una cosa, comunque, è certa: «Noi ci faremo logorare, non tireremo a campare» sottoponendoci a «discussioni tipiche della Prima Repubblica».
Ma non basta. «Nelle prossime settimane - va giù duro il premier - si vedrà la differenza tra chi, come noi, vuole fare le grandi riforme, e chi al contrario vuole soltanto perseguire obiettivi di potere e di carriera nell'esclusivo tornaconto della propria aziendina politica», che poi significa non negoziare «al ribasso» sui cinque punti come vorrebbe chi pensa «di farne oggetto di un mercato politico che per noi è avvilente ed hanno l'obiettivo fin troppo scoperto di ribaltare il risultato del voto popolare».
IPOTESI «RIBALTONE» - L'ultimo messaggio è indirizzato a coloro i quali vorrebbero dar vita a un ribaltone: senza fiducia parlamentare «la strada maestra non può essere che quella di ritornare davanti al giudizio del popolo» e «chi dice il contrario invocando magari dei formalismi costituzionali sa bene, benissimo, di dire una falsità: è davvero singolare che a credere nella sovranità del popolo e nel rispetto della democrazia sia il premier, cioè il sottoscritto, che tante volte è stato indicato dalla sinistra come un dittatore».
CASINI E L'UDC - Il Cavaliere lascia infine socchiusa la porta per Casini e l'Udc, nonostante lo stop di Umberto Bossi. Intercettato da Sky Tg24 nel corso di una passeggiata ad Arona, in provincia di Novara, il presidente del Consiglio non si sbilancia e a chi gli chiede se l'Udc possa entrare nella maggioranza nonostante lo stop della Lega replica: «L'importante è avere un governo».
CESA: «SI PREOCCUPI DEL DUO BOSSI-TREMONTI» - Silvio Berlusconi deve «guardarsi» da Giulio Tremonti e Umberto Bossi, piuttosto che da Gianfranco Fini. Lo dice il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, intervistato dal Corriere della Sera, ribadendo che l'Udc non farà da «stampella» alla maggioranza e che, semmai, sarebbe disponibile ad un governo di «responsabilità nazionale». Spiega Cesa: «Il premier deve chiedersi da chi dipendono le sue difficoltà. Il vero problema non è Gianfranco Fini, ma la Lega. Anzi, l'asse tra Bossi e Tremonti, che è sempre più forte. Il ministro dell'Economia sta giocando un ruolo importantissimo: è da lui, oltre che dal Carroccio, che deve guardarsi piuttosto che dal nuovo gruppo dei finiani».
Cesa ritiene poco probabile un governo di larghe intese guidato da Tremonti, rilancia l'esecutivo di «responsabilità nazionale» e precisa: «Non abbiamo l'intenzione di fare da stampella a Berlusconi come a nessun altro. Puntiamo solo ad un fatto: che la politica torni ad occuparsi dei problemi veri».