24 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Tensioni nella maggioranza

Bossi: subito al voto per uscire dalla palude

«Fini e la Sinistra hanno paura delle urne, non uscirebbero in piedi». Bocchino: «Chiedendo le dimissioni di Fini si rischia crisi istituzionale»

ALASSIO - «La via maestra in democrazia sono le elezioni»: Umberto Bossi insiste sulla necessità di tornare alle urne dalla festa di Alassio. Intervistato dai giornalisti, Bossi ha detto «il governo non penso che possa tirare avanti a compare. Bisogna fare le riforme, non passerebbe nessuna riforma». E quindi «Non si può restare in una palude, l'unica possibilità è andare a votare. Però lì salta fuori la paura di Fini e della sinistra, temono che la gente li bastoni e quindi fanno pressioni su Berlusconi per non andare al voto. La prima a fare pressioni è stata la sinistra: 'Silvio, sarai mica matto a andare al voto?'» I 'quattro punti' del programma pensato da Silvio Berlusconi per tentare un riavvicinamento ai finiani potrebbero funzionare? «Non sono un mago» risponde Bossi. «Potrebbero accettare per salvarsi la pelle. Se si va a votare non è più un gioco, poi è la gente che comanda».
Quanto al futuro, «sia la sinistra sia fini hanno paura del voto, non uscirebbero in piedi dalle elezioni. Poi loro vogliono il governo tecnico per cancellare le leggi che non gli fan comodo, dagli immigrati alla legge elettorale».

CASO FINI - Quanto a Fini, Bossi ribadisce che dovrebbe dimettersi dal posto di presidente della Camera, non tanto per le polemiche sul famigerato appartamento di Montecarlo ma per un dato politico: «se il gruppo politico che ti ha nominato non ti sostiene più, uno di solito se ne va via, queste sono le regole del gioco». Il presidente della Camera «si è avvicinato troppo alla sinistra, non si può tenere il piede in due scarpe».
E Bossi critica la scelta di fondare un partito unico con Alleanza nazionale: «Secondo me bisogna tener conto della gente, della base, io l'ho pensato subito: come fai a pensare di metterti assieme a gente che magari è stata anche in carcere per il fascismo, per l'Msi?».

FAMIGLIA CRISTIANA - Poi Bossi ha risposto seccamente Bossi ad un giornalista che gli chiedeva di commentare l'editoriale di Famiglia Cristiana nella parte in cui parla di federalismo che sa di secessione ed è «senz'anima e solidarietà»: «Chi l'ha scritto è scemo e ignorante». Bossi ha anche parlato del federalismo regionale. «Stiamo lavorando a questa operazione. Inizieremo a lavorare da settembre». Una domanda anche sul Sud per il leader del Carroccio: «Quelli si mangiano subito tutto e ci ritroviamo da capo. Va bene valutare progetti per il rilancio del Sud ma soldi è meglio non darne, niente assistenza, ormai l'hanno capito tutti che non serve a niente».

BOCCHINO - Prima delle dichiarazioni di Bossi, era stata la «solita» giornata di botta e risposta tra pidiellini e finiani. La richiesta di dimissioni nei confronti di Gianfranco Fini da presidente della Camera da parte del Pdl ricompatta il gruppo di «Futuro e Libertà» e sembra vanificare gli sforzi di chi, anche tra i finiani, confida nella «verifica» sui 4 punti del programma per trovare un minimo spazio di confronto con il Pdl. Anzi, in Fli si fa strada l'ipotesi di riunirsi e preparare «un contro-programma». Il clima non spinge all'ottimismo.

LA REPLICA - Arriva immediatamente la risposta al vertice proposta da Bocchino. A pronunciare il niet in una nota è il tesoriere del Gruppo Pdl alla Camera Massimo Corsaro. «Secondo il mandato degli elettori, il vertice di maggioranza paventato da Italo Bocchino si celebra tra Pdl e Lega, non esistendo altre forze suffragate dal voto popolare. E poi, come mai l'ipotesi di dimissioni provocherebbe crisi istituzionali? È una prerogativa agostana mentre l'istituto delle dimissioni può essere impunemente evocato in giugno e luglio? Sarebbe ora che i finiani scendessero dal piedestallo della presunzione e capissero che saranno trattati come loro hanno trattato gli altri».