25 aprile 2024
Aggiornato 02:30
I «finiani»: se ci cacciano Governo a rischio

Berlusconi dice no alla tregua offerta da Fini

I giornali: «Stasera l'Ufficio di presidenza decisivo». Pronto documento di censura politica nei confronti del cofondatore del Pdl

ROMA - Una proposta «tardiva», anzi una «trappola»: Silvio Berlusconi respinge la tregua offerta ieri da Gianfranco Fini, e secondo quanto riportato da tutti i giornali conferma la linea dura nei confronti del Presidente della Camera e dei suoi uomini: rottura con Fini ed espulsione dei suoi fedelissimi, linea che dovrebbe essere sancita stasera nell'Ufficio di presidenza del Pdl.

OFFERTA DI PACE - Sul tavolo del vertice di ieri notte a palazzo Grazioli, l'offerta di pace di Fini («Resettiamo tutto«) è arrivata intorno alle 21. Ma l'interpretazione del vertice del Pdl riunito a casa del premier è stata secca: «E' una trappola - avrebbe detto Berlusconi secondo quanto scrive Repubblica - se avesse voluto la tregua l'avrebbe proposta un mese fa. Adesso è solo un modo per prendere tempo». E così lo stato maggiore del Pdl, scrivono i maggiori quotidiani, prepara un documento di «censura politica» contro il co-fondatore del partito, che dovrebbe essere approvato oggi nell'Ufficio di presidenza convocato per la serata. Parallelamente, si dovrebbero avviare le complicate procedure per arrivare all'espulsione dal Pdl dei 'finiani' più esposti: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata.
In questo modo, è la strategia del Cavaliere, Fini si troverebbe isolato nel partito. Ma sempre nell'intervista al Foglio il Presidente della Camera ribadiva: «Qui sto, e qui resto». Tuttavia Berlusconi già prepara il 'dopo-Fini': ieri ha incontrato i deputati Liberaldemocratici, pronti a rimpolpare le fila della maggioranza dopo la cacciata dei finiani.

I «FINIANI»: GOVERNO A RISCHIO - «Se la scelta di espellere noi e il Presidente della Camera sarà confermata, e mi auguro di no, sarà talmente grave da scioglierci da ogni vincolo di fedeltà di coalizione. E per scelta di Berlusconi, non certo nostra. In questo il Governo ne uscirebbe enormemente indebolito, ci sarebbero conseguenze sulla sua tenuta e su quella della maggioranza». Lo dice il finiano Carmelo Briguglio, uno dei parlamentari nei confronti dei quali Silvio Berlusconi e i vertici del Pdl vorrebbero procedere all'espulsione dal partito, in un'intervista rilasciata a Repubblica quando era già nota l'offerta di pace lanciata da Gianfranco Fini e mentre era in corso il vertice del Pdl a palazzo Grazioli. Vertice che si è però concluso proprio con la conferma della linea dura nei confronti dei finiani.
In quelle ore, Briguglio riteneva ancora possibile un «segnale» da parte di Berlusconi per «spegnere l'incendio» nel partito. Ma dopo l'esito del vertice di ieri sera, dell'intervista resta soprattutto la risposta su cosa succederà in caso di avvio delle procedure di espulsione: «Una decisione irreversibile di Berlusconi non può che portare ad un altro soggetto politico. Se ci espellono, e vedremo se ci riusciranno, andremo a due entità politiche separate. Poi vedremo che fine farà il Pdl, a chi toccheranno le sue spoglie fermo restando il diritto di difenderci come iscritti. E non escludo che lo faremo anche di fronte alla magistratura ordinaria». E Briguglio assicura: «Anche se si parla di campagna acquisti, credo che l'area parlamentare intorno a Fini rimarrà intatta».