12 ottobre 2025
Aggiornato 10:00
La cosiddetta «P3»

L'ira di Alfano: no a caccia alla streghe

Crescono i timori che escano dalle inchieste i nomi di nuove toghe coinvolte. Lunedì entra nel vivo l'istruttoria del Csm, Napolitano preoccupato

ROMA - L'esplosione della questione morale nella magistratura, diretta conseguenza dell'inchiesta che dagli appalti eolici ha portato alla scoperta della cosiddetta P3, offre la sponda al ministro della Giustizia Angelino Alfano per richiamare tutti a un bon ton istituzionale e, soprattutto, a non dar vita a cacce alle streghe che, a faldoni aperti, non avrebbero senso. La magistratura italiana, dice infatti il Guardasigilli a Bruxelles, «ha dentro di sè gli anticorpi per reagire».

Ovvio, il Guardasigilli non commenta l'inchiesta, che vede tra le toghe che i pm definiscono 'a disposizione' della 'cricca' anche il capo degli ispettori di via Arenula, Arcibaldo Miller, ma invita tutti a «fare il proprio dovere sia dal punto di vista inquirente che dal punto di vista dei diritti di chi è chiamato a difendersi». «Noi abbiamo una certezza - aggiunge ancora il ministro - che il sistema della giustizia ha dentro di sè gli anticorpi per reagire, certo non si può fare di tutta l'erba un fascio e dare la caccia alle streghe».

Eppure, le dichiarazioni del ministro non convincono: l'Italia dei Valori, vicina da sempre ai magistrati, invita infatti a «buttare le mele marce dal cesto». Secondo il capogruppo in Senato, Felice Belisario, «c'è un virus pericolosissimo che si aggira nel Paese e che dopo aver attaccato la politica ha contaminato anche alcuni esponenti della magistratura, dimostrando che non sempre il sistema giustizia ha saputo generare anticorpi che lo rendessero immune». Poi, l'insinuazione, sempre dei dipietristi, che anche l'avvocato del premier e parlamentare del Pdl, Niccolò Ghedini, fosse a conoscenza delle cene a casa del coordinatore Denis Verdini. «Niente di più falso» è la secca replica del legale, che annuncia battaglie in tribunale.

Ma oggi è il giorno della difesa anche del presidente della Corte d'Appello Alfonso Marra, per il quale il Csm ha avviato ieri la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale. Marra affida al quotidiano Libero le proprie considerazioni e spiega di essere stato nominato al suo posto perchè titolare di «un curriculum a prova di bomba», e non certo grazie a indebite pressioni sul Csm o ai buoni uffici della P3. Non solo: Marra si dice certo che «questa storia finirà in niente», perchè le intercettazioni «sono chiarissime»: «quando iniziano a chiedere favori - racconta - io li caccio. Quando propongono sotterfugi, cose strane, io dico: andatevene». E il Csm? «Dovrebbe tutelarmi da queste aggressioni».

Invece, a quanto pare, il Csm procede a tappe forzate nella sua indagine: Giorgio Napolitano e Nicola Mancino sono del resto preoccupati per l'allargarsi della 'macchia' sul buon nome della magistratura, già più volte sotto attacco negli ultimi mesi e Fiorella Pilato, presidente della Prima Commissione e relatrice del fascicolo su Marra, ha raccontato a chi l'ha sentita oggi di essere «indaffaratissima» nel preparare la relazione con cui lunedì si entrerà nel vivo dell'inchiesta interna. Non sarà però il Csm che lo ha eletto a giudicare Marra, visto che l'attuale plenum scadrà il 29 luglio e non ci sono i tempi tecnici per completare l'istruttoria, con tanto di audizione del magistrato.

Come se non bastasse, anche gli uffici del pg della Cassazione (titolari insieme ad Alfano dell'azione disciplinare) stanno investigando sul passato di Marra, ma quel che più si teme, a palazzo dei Marescialli, ma anche al sesto piano della Cassazione, sede dell'Anm, è che dalle pieghe dell'inchiesta spuntino altri magistrati che hanno avuto rapporti troppo stretti o, peggio ancora, illeciti, con i componenti della P3.