29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
Ddl intercettazioni

Per l'Anm emendamenti inutili. Il Csm prepara un parere

Domani le modifiche della Consulta Pdl approderanno in commissione Giustizia

ROMA - E' tutto l'impianto della norma ad essere sbagliato, quindi ogni tentativo di emendare il ddl intercettazioni è destinato al fallimento: questa legge, sia nella parte in cui «limita l'attività investigativa» che in quella in cui «contrae il diritto di cronaca», non è in alcun modo migliorabile. Nel giorno in cui il Pdl stringe le fila sulla riforma delle intercettazioni, i magistrati, con il presidente dell'Anm, Luca Palamara, tornano a criticare 'a prescindere', la riforma. Vero è che Palamara ammette che «sono due anni che si discute di questo» e che «è ora di smettere di correre dietro ad annunci», ma alle toghe non serve attendere gli emendamenti che la consulta della Giustizia del Pdl varerà domani per dire che il ddl «metterà in ginocchio le le attività investigative».

E poco conta che il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il sottosegretario Giacomo Caliendo e persino la finiana Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio, stiano lavorando gomito a gomito per scrivere le proposte di modifica che dovrebbero far rientrare i distinguo dei finiani e sciogliere i dubbi del Quirinale: per le toghe, il ddl è «sbagliato». Tanto che uno degli ultimi atti ufficiali del Csm, in via di scioglimento per termine del mandato, sarà di varare un nuovo, l'ennesimo, parere sul ddl, che sarà pronto probabilmente tra martedì sera e mercoledì mattina (i consiglieri di palazzo Marescialli vogliono aspettare comunque i testi degli emendamenti del Pdl) ma che chi si sta occupando di redigerlo assicura che non sarà tenero.

Del resto, i contenuti delle modifiche allo studio della maggioranza vengono definiti tutt'altro che epocali. Verrà infatti certamente modificata «la proroga di soli tre giorni alle intercettazioni» e cambieranno le limitazioni imposte al Senato alle «intercettazioni ambientali», insieme alla controversa formula di «evidenti indizi di colpevolezza» richiesti per attivare le intercettazioni per reati 'spia' di fenomeni di mafia e terrorismo. Novità anche sul terreno delle sanzioni nei confronti degli editori che pubblicano notizie o verbali d'intercettazioni più o meno secretati, ma non basteranno a placare gli strali di toghe e opposizione.