Governo riscrive ddl carceri: no ai domiciliari automatici
A decidere è il giudice di sorveglianza. Lega: «Accolte nostre istanze»
ROMA - Torna a riunirsi oggi la Commissione Giustizia alla Camera sul cosiddetto disegno di legge «svuotacarceri». Ma intanto ol ministro dell'Interno Roberto Maroni si è detto «soddisfatto» per i miglioramenti apportati al testo pur sperando che «continuerà ad essere migliorato prima della sua apparizione definitiva».
Di fatto, il decreto inviso alla Lega ieri ha cambiato volto: il governo praticamente lo ha riscritto in toto presentando tre emendamenti in commissione che cancellano l'automatismo per cui ai detenuti a cui resta un anno di pena era concesso di scontarla a domicilio. Se potranno uscire dal carcere lo deciderà il magistrato di sorveglianza. E' stato invece stralciato l'articolo che prevedeva la sospensione della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali, contro si è espressa solo la deputata radicale eletta nel Pd Rita Bernardini.
Gli emendamenti del governo prevedono anche che «nel caso di condannato tossicodipendente o alcoldipendente sottoposto a un programma di recupero o che ad esso intenda sottoporsi» la pena residua - sempre se inferiore a un anno - «può essere eseguita presso una struttura pubblica o una struttura privata».
Inoltre, secondo il nuovo testo dell'esecutivo, diventa circostanza aggravante «l'aver commesso un delitto non colposo durante il periodo» in cui il detenuto «era ammesso a una pena alternativa» al carcere: le pene sono aumentate di un terzo.
Il governo prevede anche che «l'adeguamento dell'organico del corpo di polizia penitenziaria occorrente per fronteggiare la situazione emergenziale in atto» e prevede «disposizioni per abbreviare i corsi di formazione iniziale degli agenti del corpo di polizia penitenziaria».
Si dichiara soddisfatto il Pdl. Esulta il leghista Matteo Brigandì: «Finalmente non si parla più sic et simpliciter di prendere i detenuti e portarli a casa. Ora bisognerà fare i conti con l'oste e l'oste in questo caso sono i magistrati». E il testo riscritto dal governo piace anche al Pd che ha votato pure a favore dello stralcio della messa alla prova.
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