26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Delitto di via Poma

Medico legale: morte Vanacore? Molti lati oscuri

Intervista di Massimo Sarcinella al quotidiano «Il Giornale». L`autopsia ha confermato la morte per annegamento, ma i dubbi rimangono

ROMA - «Sono 20 anni che faccio questo mestiere e in effetti ogni caso è diverso dall'altro, ma questo presenta davvero tanti lati oscuri». Così, senza usare mezzi termini, Massimo Sarcinella, il medico legale che ha eseguito l'autopsia su Pietro Vanacore, in una intervista al quotidiano Il Giornale esprime i propri dubbi e non esita a definire «un giallo» il suicidio dell'ex portiere del palazzo di via Poma, a Roma, dove il 7 agosto del '90 fu uccisa Simonetta Cesaroni.

Il cadavere di Vanacore è affiorato il 9 marzo nelle acque di Torre Ovo, frazione di Torricella, una quarantina di chilometri da Taranto, poco distante dalla sua abitazione di Monacizzo. Il corpo, con una caviglia legata a un pino poco distante dalla riva, è stato trovato nella tarda mattinata in un punto dove l'acqua è particolarmente bassa: appena un metro, come hanno accertato i carabinieri. L'autopsia ha confermato la morte per annegamento, ma i dubbi rimangono. E il sostituto procuratore del tribunale di Taranto, Maurizio Carbone, ha aperto un'inchiesta a carico di ignoti per istigazione e induzione al suicidio disponendo accertamenti anche sui tabulati telefonici di Vanacore.

«Non entro nel merito nelle indagini, ma parlo in base alla mia esperienza: in effetti - afferma nell'intervista al Giornale Sarcinella - sono state rilevate alcune anomalie». Quali? «Per prima cosa lascia perplessi la zona scelta per togliersi la vita. In quel punto l'acqua è davvero bassa, arriva quasi a sfiorare gli scogli. Tanto che sarebbe stato sufficiente afferrare una roccia con una mano per mettersi in salvo».
«Di certo - prosegue il medico legale - non è in discussione la morte per annegamento, che è stata accertata con l'autopsia, ma suscita qualche dubbio la decisione di lasciarsi andare in quel tratto di mare».
Perché? «Di solito - risponde - una persona che intende suicidarsi preferisce non correre il rischio di non portare a termine il suo tragico progetto e cerca in qualche modo di prevenire l'istinto di conservazione, quello alla sopravvivenza: quindi è strano che sia stata individuata proprio quella zona. Ma non è tutto».

Secondo il medico legale un altro elemento che suscita dubbi è dato dal fatto che «il suicidio sia stato compiuto a ridosso di una strada molto trafficata e in pieno giorno, quando da lì passa tanta gente che sarebbe potuta intervenire».
Così come i bigliettini lasciati da Vanacore. «Sono molto grandi, troppo visibili. In casi di questo genere di solito non è così. Allo stesso modo non è comune la lucidità mostrata da Vanacore nel predisporre il suicidio, il modo in cui si è premurato di far ritrovare il corpo legandosi una caviglia con una fune fissata a un albero».