27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Caso Cucchi

Stefano «morì per disidratazione»

In sciopero della sete perchè voleva l'Avvocato: lo ha stabilito il rapporto della Commissione Senato

ROMA - Stefano Cucchi subì lesioni traumatiche, ma la causa della morte fu la disidratazione, perché era in sciopero della fame e della sete per ottenere di vedere un avvocato. La morte era «evitabile». E' questa la conclusione nella relazione finale approvata all'unanimità dalla Commissione del Senato sul Servizio sanitario nazionale. La Commissione aveva aperto un'inchiesta sulle cure prestate al geometra 31enne morto nel reparto protetto del Pertini. I risultati puntano il dito proprio contro il personale sanitario.

La relazione sul caso Cucchi ha ravvivato l'interesse della politica sulla vicenda. Più d'un esponente dell'opposizione ha chiesto che l'episodio non resti senza colpevoli e che le indagini aperte dalla procura per individuare gli autori delle lesioni ora possano giungere a compimento. Secondo il capogruppo dell'Idv alla Camera, Massimo Donadi, «è purtroppo chiaro che ci troviamo davanti ad un'altra vergogna di Stato». «Stefano Cucchi - ha commentato il senatore del Pd Lionello Cosentino - non è morto per una 'tragica fatalità'. Sono emerse colpe e responsabilità precise.» In particolare quelle dei medici, in un resoconto condito di dettagli strazianti: si tentò la rianimazione sul corpo ben tre ore dopo la morte; Stefano in sciopero perse 10 chili in una settimana, ne pesava 42 al momento del decesso.

La relazione ha stabilito che quella di Stefano fu una morta dovuta «alla mancata assistenza sanitaria e all'isolamento di un detenuto a cui sono stati negati i più elementari diritti», ha detto la senatrice Donatella Poretti, Radicali-Pd, membro della commissione. Stefano Cucchi morì al Pertini di Roma il 22 ottobre; era stato arrestato la sera del 15 per possesso di droga. In seguito al decesso furono pubblicate foto del corpo che mostravano le lesioni subite dal giovane dopo l'arresto. Traumi, specifica il rapporto, che ci furono ma non determinanti per la morte. La senatrice Poretti ha sottolineato che tutto il materiale della commissione deve non solo essere inviato alla Procura, ma «anche desecretato e reso accessibile a tutti nell'ottica della trasparenza e dell'accesso agli atti delle istituzioni».