Il Cda Rai non sblocca i talk show, l'opposizione insorge
Garimberti «amareggiato». Decisione a maggioranza: tocca alla Commissione ripristinare o meno le trasmissioni politiche in tv
ROMA - Il Consiglio di amministrazione della Rai ha deciso a maggioranza (5 a 4, contrari il presidente Paolo Garimberti e i tre consiglieri di centrosinistra) di confermare lo stop ai talk show politici, e i consiglieri di minoranza accusano: l'inchiesta di Trani dimostra che c'era un «disegno politico» per spegnere la voce di Annozero e Ballarò in campagna elettorale e se possibile anche dopo. Niente adeguamento alle decisioni del Tar del Lazio che ha liberato i talk show sulle emittenti private, accogliendo il ricorso di Sky e La7. Il Cda Rai ha incaricato il direttore generale Mauro Masi «di acquisire al più presto» dalla commissione di Vigilanza «le valutazioni di competenza, cui la Rai dovrà adeguarsi».
Garimberti ha fatto sapere di essere «amareggiato» e che ora «attende fiducioso che dalla Vigilanza si batta rapidamente un colpo». Masi ha scritto al presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, per chiedere l'organismo parlamentare «assuma le eventuali determinazioni rimesse alla sua funzione politica di indirizzo» in merito alla questione dei talk show politici. «Aspetteremo invano una pronuncia della Vigilanza», ha detto Rodolfo de Laurentiis, che con gli altri consiglieri di minoranza Giorgio Van Straten e Nino Rizzo Nervo ha convocato una conferenza stampa dopo la riunione del Cda. Zavoli, tuttavia, ha convocato per domani alle 13.30 Masi in Vigilanza, esprimendo rammarico per la delibera del Cda: «Si attendeva una scelta diversa - ha commentato - in ordine all'invito di ripristinare i programmi d'approfondimento nel periodo elettorale, per i quali era già stata ritenuta non obbligata la loro soppressione».
IL PDL - «La decisione del Consiglio di amministrazione Rai è corretta sia nel metodo (nel riconoscere che, allo stato, un regolamento c'è, ed è quello, peraltro positivo, approvato dalla Commissione di vigilanza) sia nel merito» afferma però il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone. «Da questo punto di vista, delle due l'una. O i conduttori si impegnavano a rispettare il regolamento della Vigilanza e quindi a garantire una effettiva parità di condizioni tra i soggetti in campo (cosa che non è avvenuta, visto che, Santoro in testa, questi signori rivendicavano il diritto a fare come gli pare), oppure l'Italia avrebbe dovuto subire delle corride televisive senza regole, faziose e di parte, affidate a troppi conduttori militanti», aggiunge. «È stato o no il signor Santoro, con relativi monologhi di Travaglio, a costruire intere trasmissioni sulle pseudo-rivelazioni di Spatuzza, quello che ha sciolto un bambino nell'acido, o su quelle di Ciancimino junior? O forse qualcuno voleva, e magari vorrebbe ancora, chiudere la campagna elettorale con gli auguri di Pasqua di Santoro a Spatuzza, dopo gli auguri televisivi dello scorso Natale?», conclude.
IL PD - «È una cosa da pazzi in un paese moderno, occidentale, avanzato che si decida ad un certo punto di spegnere la luce - attacca invece il leader del Pd Pierluigi Bersani. - Questo mi pare assurdo». «Il centrodestra della commissione di Vigilanza e del consiglio di amministrazione della Rai - aggiunge il leader democratico - non vuole che si parli della situazione del Paese e quindi troverà tutte le scuse per non farci vedere programmi di approfondimento. Programmi nei quali io non chiedo che ci siano i politici, ma non accetto che non si possano esaminare i problemi del Paese, con responsabilità, professionalità, equilibrio».
IDV - «Il regime ha paura - afferma il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi. - Ha paura della verità e dell'informazione libera. L'unica risposta possibile per i gerarchi del fascismo mediatico è la censura. La decisione del Cda è scandalosa. Dovranno renderne conto non solo ai cittadini, ma anche alla Corte dei Conti per danno erariale. Non c'è limite all'arroganza di questo governo che controlla e decide la linea dei telegiornali e che imbavaglia le voci libere e quelle dell'opposizione. L'informazione di regime continua a descrivere un Paese in cui tutto va bene, dimenticando scandali, crisi economica, disoccupazione. Di fronte a questa vergogna non piegheremo la testa e continueremo a mobilitarci, in parlamento e nelle piazze».
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