26 aprile 2024
Aggiornato 05:00
«Telefonate per bloccare Annozero»

Trani, indagati Berlusconi e Minzolini

«Il Fatto Quotidiano»: pressioni sull'Agcom per bloccare Santoro, intercettate anche telefonate tra il capo del governo e il direttore del Tg1

ROMA - Le indiscrezioni non sono ancora confermate, ma, secondo quanto riferito dai media già da questa mattina, il premier Silvio Berlusconi risulterebbe coinvolto in un'indagine della Procura di Trani insieme al direttore del Tg1 Augusto Minzolini e ad uno dei commissari dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi. L'accusa sarebbe quella di concussione.

PROCURA - Il pm che procede nell'inchiesta, Michele Ruggiero e il capo della Procura tranese, Carlo Maria Capristo, riferisce Sky Tg 24, non hanno voluto commentare. Da fonti giudiziarie citate dall'emittente tv, all'inchiesta si sarebbe arrivati casualmente, attraverso un'inchiesta su carte di credito e un giro di usura. Alcune intercettazioni di quest'ultima chiamerebbero in causa il premier Berlusconi, Minzolini e Innocenzi che parlerebbero di bloccare la trasmissione televisiva Annozero ma riferirebbero anche di lamentele su altre trasmissioni, in particolare Rai. Il magistrato inquirente ha lasciato nel pomeriggio la Procura di Trani invitando la stampa a lasciarlo lavorare in pace.

IDV - La prima reazione alla notizia arriva da Antonio Di Pietro. «Abbiamo presentato un'interrogazione urgente rivolta al premier per chiedergli con quale diritto si è arrogato il potere di condizionare un organo di controllo come l'Agcom chiedendo la chiusura di Annozero - afferma il leader Idv. - Il responsabile dell'Agcom Innocenzi deve dimettersi ed essere cacciato a calci nel sedere, così come il direttore del Tg1 Minzolini». «Le pressioni di Berlusconi sull'Agcom - aggiunge in una nota il presidente dei deputati Idv, Massimo Donadi - sono la prova che siamo al regime, al fascismo mediatico. Le forze democratiche di questo Paese devono reagire con durezza e determinazione a questo tentativo di piegare l'opinione pubblica con una finta informazione».

PD - «Solo nell'Italia prigioniera dell'invasivo conflitto d'interessi di Berlusconi si può leggere una storia come quella che ha raccontato Il Fatto quotidiano» commenta il presidente del Pd, Rosy Bindi, chiedendo alla Rai di revocare la nomina di Minzolini a direttore del Tg1. «Si conosceva - prosegue - l'insofferenza del premier al pluralismo delle idee e alla libera informazione. Ne abbiamo visti tanti frutti amari, dall'editto bulgaro fino all'ultimo blitz sulla 'impar condicio'. Stavolta emerge la vergogna di pesanti e plateali condizionamenti condotti in prima persona dal capo del governo, proprietario della più importante azienda privata di comunicazione del Paese, a danno di trasmissioni del servizio pubblico come Annozero. Anche così si delegittimano le istituzioni. È intollerabile servirsi di chi dovrebbe svolgere una funzione terza, di vigilanza sull'equilibrio e la correttezza del sistema delle comunicazioni, per mettere la mordacchia all'informazione più scomoda e più seguita delle reti Rai».

PDL - Il Pdl difende il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, che secondo il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, dovrebbe essere «cacciato a pedate» dalla Rai per ciò che emerge dalle conversazioni intercettate con il premier. «I signori della sinistra anche oggi - sostiene l'europarlamentare Licia Ronzulli - seguono la linea dettatagli da Di Pietro e partono come un branco di pecore all'attacco di Minzolini chiedendone addirittura le dimissioni. L'opposizione sta provando per l'ennesima volta a mettere il bavaglio al direttore del Tg1 per lasciare campo libero ai loro megafoni:Travaglio, Santoro e company». Insiste Giorgio Lainati, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai: «Da parte di Di Pietro e dei suoi ascari è un aggressione continua verso chi l'ex pm considera nemico da abbattere anche fisicamente. Proprio per questo Minzolini non si deve fare intimidire da chi usa la diffusione illegale di intercettazioni come arma di violenza politica. E' drammatico constatare che molti esponenti del Partito Democratico a cominciare dalla Bindi si genuflettano al cospetto di Di Pietro e dei suoi cortigiani».

AGCOM - Il Presidente dell'Agcom, Corrado Calabrò, dichiara in una nota che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni «è indipendente e autonoma» e «non ha mai esercitato censura preventiva». «In tutte le occasioni nelle quali è stata chiamata in causa, a vario titolo, l'Agcom - dichiara Calabrò - ha sempre risposto in modo univoco: «L'Autorità non esercita censure preventive perché contrarie all'art. 21 della Costituzione, rispetta la libertà dei giornalisti, tutela il pluralismo dell’informazione». L'Autorità parla attraverso i propri atti; e questi atti dimostrano inequivocabilmente la sua indipendenza e autonomia di giudizio. Anche in relazione alle regole da osservare nel periodo elettorale in materia d'informazione e di comunicazione politica l'Autorità non ha mancato di dare nelle sedi competenti il suo istituzionale contributo al chiarimento dei termini della questione».