19 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Telefonia e fondi neri

Di Girolamo: il mio compenso era di 1,7 milioni

L'ex senatore del Pdl ai Magistrati: «Gli ex dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle sapevano»

ROMA - «All'interno di Fastweb e Telecom Italia Sparkle vi erano dei dirigenti ben consapevoli delle illiceità delle operazioni che dovevano consentire di accumulare grosse somme di denaro frutto dell'attività illecita attraverso il meccanismo della frode dell'Iva. Queste operazioni consentivano alle società di aumentare in maniera rilevante il loro fatturato e di aver dei margini apparentemente legali di guadagno che giustificavano commercialmente le operazioni stesse». Così ha detto l'ex senatore del Pdl, Nicola Paolo Di Girolamo nell'interrogatorio davanti agli inquirenti della Procura di Roma, nell'ambito dell'inchiesta sulla rete di riciclaggio internazionale. Il verbale dell'atto istruttorio, che si è svolto martedì nel carcere di Regina Coeli, è stato depositato al tribunale del riesame.

Nell'affare traffico telefonico i nomi che ricorrevano e venivano fatti da Focarelli erano quelli di Zito, Crudele, Comito, Catanzariti e Mazzitelli. Si tratta delle persone con cui Focarelli diceva di avere dei contatti operativi per le operazioni di traffico telefonico ed immagino proprio che fossero a conoscenza della illiceità delle operazioni». All'inizio dell'interrogatorio Di Girolamo ha spiegato, rispetto all'operazione Phuncard, di non conoscere «la genesi e l'iniziale sviluppo» ma che questa era stata organizzata dai due imprenditori arrestati, Gennaro Mokbel e Carlo Focarelli. Nell'interrogatorio ai pubblici ministeri Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, ed al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo l'ex senatore del Pdl ha anche dichiarato che «Pur non avendo preso parte attiva alla operazione Phuncard, di cui però ero a piena conoscenza, ho ricevuto come compenso la somma complessiva di circa 200mila euro che mi vennero consegnati in contanti».

«In relazione alle operazioni di traffico telefonico la previsione del mio compenso - ha aggiunto - è variata in ragione dei profitti sempre crescenti dell'operazione e si è determinato alla fine nella cifra di 4 milioni di euro in realtà; in realtà, secondo le decisioni di Mokbel, di tale compenso doveva rimanere come fondo comune per l'acquisizione di partecipazioni in una holding costituita a Singapore, la società contenitrice Runa, la somma di 2 milioni e 500mila euro. Mentre ho ricevuto - ha ammesso Di Girolamo - come quota personale la somma complessiva di 1 milione e mezzo di euro che mi è pervenuta sulla società Gis per 1 milione e 500mila sulla società Antiche Officine Campidoglio».