19 maggio 2024
Aggiornato 02:30
Pd: «Un'altra prepotenza del Governo»

Legittimo impedimento, oggi si vota la fiducia

In mattinata riprende il dibattito sul provvedimento. Opposizioni: «Berlusconi in aula». Schifani: «Non posso obbligarlo»

ROMA - L'ostruzionismo dell'opposizione sul disegno di legge sul «legittimo impedimento», in discussione al Senato, è durato meno di un giorno. Alle 18 di ieri il ministro ai Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha posto la questione di fiducia «considerato l'alto numero di emendamenti presentati». Circa 1700 le proposte di modifica presentate, con «il chiaro intento», ha commentato Maurizio Gasparri del Pdl, «di trascinare la discussione».

LA SEDUTA - L'atteggiamento duro del Pd e dell'Idv aveva portato per due volte alla sospensione della seduta per mancanza di numero legale. Bocciate in mattinata come previsto le cinque pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd (3), Idv e Radicali, conclusa la discussione generale nel pomeriggio, è poi arrivata la richiesta della fiducia, che si voterà oggi a partire dalle 17. Le dichiarazioni di voto sono previste dalle 19, il voto finale, ha annunciato in aula il presidente del Senato Renato Schifani, si concluderà entro le 21 di domani.

PD: «IL PREMIER VENGA IN AULA» - Nel corso della conferenza dei capigruppo i gruppi di opposizione hanno chiesto al presidente del Consiglio di motivare personalmente in aula la decisione di porre la fiducia, e Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd, ha accusato la maggioranza di «prepotenza parlamentare» ed ha ammonito che il suo gruppo non è disposto a «subirla». Finocchiaro ha anche sottolineato che il provvedimento in discussione «è di origine parlamentare non figura nel programma di governo», ma con la fiducia ne diventa «punto essenziale».
Alla ripresa della seduta per l'avvio della discussione sulla fiducia, però, il ministro Vito non era presente e la risposta alla richiesta sul premier non era arrivata. Dopo un duro scontro polemico con reciproche accuse di «arroganza» fra Pd e Pdl, e dopo che il gruppo del'Idv ha «ritirato» i suoi iscritti a parlare, Schifani ha accolto la richiesta di rinviare a stamattina alle 9.30 il dibattito. Ma ha ricordato di essere tenuto a far rispettare le regole: pur essendo «legittima» la richiesta della presenza del premier, «le regole non mi impongono - ha detto - di pretendere la presenza del presidente del Consiglio».