16 ottobre 2024
Aggiornato 02:30
Manifestazioni in 60 città contro il razzismo

Gli immigrati si fermano per un giorno

«Producono il 9,5% del Pil italiano». Il direttore della Camera nazionale dell'Artigianato: «Serve una riflessione»

ROMA - Palloncini gialli in cielo, rigorosamente in lattice biodegradabile, lanciati da ogni città italiana. Si è conclusa così la giornata del primo marzo, al prima di «sciopero» degli immigrati contro il razzismo in Italia, dal 'titolo' evocativo: «Ventiquattro ore senza di noi», senza quei 4,8 milioni di stranieri che in Italia producono il 9,5% del Pil ogni anno. «Andrebbe fatta una riflessione sul tema economia e immigrazione visto che il 9,5% del Pil è direttamente o indirettamente legato all'immigrazione» ha osservato il direttore della Camera nazionale dell'Artigianato di Roma, Lorenzo Tagliavanti.

Oltre 60 le manifestazioni in tutto il paese, da Milano a Roma, da Napoli a Firenze, a Bologna, Reggio, Palermo. Due i cortei a Milano, dove il momento più atteso è stato lo srotolamento di tre striscioni, uno davanti la Questura («Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi«), uno al Tribunale («Migrare non è reato«) e uno al Cie di Via Corelli («Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione«). A Napoli sono state almeno le diecimila persone che hanno preso parte alla manifestazione in difesa degli immigrati. Il lungo corteo, partito da piazza Garibaldi e arrivato in piazza Plebiscito, è stato aperto dallo striscione 'Nessuno è illegale'. A Roma, tra cortei e musica, una delle tante iniziative è stato organizzata in collaborazione con Legambiente: centinaia di rifugiati e richiedenti asilo, insieme ai volontari, hanno ripulito il parco di Colle Oppio.

«Rivoluzione in giallo» - Tutte le manifestazioni sono state assolutamente pacifiche, l'unico incidente a Napoli, dove l'assessore alle Politiche sociali del Comune, Giulio Riccio, ha subito una «aggressione» da parte di alcune «frange estremiste» di disoccupati napoletani che si erano uniti alla pacifica e civile manifestazione degli immigrati. Cortei, presidi e manifestazioni hanno colorato di giallo l'Italia: la cosiddetta «rivoluzione in giallo», lanciata in Italia ma anche in Francia, Spagna e Grecia, è nata per far sì che il Governo italiano si renda conto del peso del 4,8 milioni di immigrati e arriva dopo «i drammatici fatti di Rosarno, i respingimenti in mare, gli scandali sulla gestione dei Cie, i centri di accoglienza, la cultura razzista che si sta diffondendo, le file notturne per il rinnovo dei permessi di soggiorno, il naufragio di una politica di integrazione vera e di rilancio di servizi per fornire strumenti efficaci ai migranti per non essere preda della malavita organizzata».

Fini: «Cittadinanza per i figli nati in Italia dagli immigrati» - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, rilancia il tema della cittadinanza agli immigrati mettendo l'accento però soprattutto sui minori nati in Italia da genitori stranieri o arrivati nel nostro paese molto piccoli mentre si mostra più prudente rispetto alla cittadinanza breve per gli adulti.
Incontrando i ragazzi nati nell'89, ammette che il «tema della cittadinanza è complicato: la questione va inquadrata partendo dai più giovani, cioè da coloro che nascono in Italia e hanno genitori di un'altra nazionalità o che sono venuti in Italia da piccoli» perché «quei ragazzi dopo qualche tempo si sentono italiani. È un errore aspettare che compiano i 18 anni».