19 aprile 2024
Aggiornato 23:00
La misura era stata annunciata giovedì dal Premier

I Ministri frenano: la legge anti-corruzione va modificata

Berlusconi voleva «un segnale», ma tutto è rinviato. Fonti governative spiegano che il testo è «ancora una bozza modificabile»

ROMA - Era tutto pronto, anche la conferenza stampa di Angelino Alfano era già annunciata. Per dare quel «segnale» che anche oggi in Cdm Silvio Berlusconi ha ritenuto «necessario». Ma poi le richieste della Lega, le osservazioni di Ignazio La Russa, quelle di Altero Matteoli e di Franco Frattini, hanno fatto slittare il varo del ddl anti-corruzione: tutto rinviato alla prossima settimana, quando il testo su cui avevano lavorato fino alla tarda serata di ieri il Guardasigilli e Niccolò Ghedini sarà «integrato» con le misure per la prevenzione dei fenomeni corruttivi.

Correttivi ci saranno anche per quel che riguarda l'ineleggibilità e incompatibilità a seguito di sentenze di condanna. A Calderoli il compito di semplificare la legge del 2000 che definisce le sanzioni per gli amministratori locali coinvolti in abusi e la loro possibilità di ricoprire ancora le loro cariche, come sollecitato da Altero Matteoli.

Il testo portato in Cdm interveniva principalmente sull'aspetto sanzionatorio, aumentando le pene previste. Troppo poco, per la Lega: il ddl rischiava di essere solo uno spot che non avrebbe funzionato come deterrente nè avrebbe resa più difficile la vita dei corrotti. Per essere efficace, è stato il ragionamento svolto da Roberto Calderoli, il ddl doveva necessariamente intervenire anche sulla trasparenza delle procedure, per evitare che nelle pieghe delle burocrazia restassero gli spazi per la corruzione. Non solo: oltre all'inasprimento delle pene, Calderoli ha insistito sulla necessità di maggiori controlli interni alla burocrazia. Ecco dunque che insieme al ddl subiranno un'accelerazione anche le verifiche sugli enti locali, che diventeranno un emendamento al decreto in materia già all'esame del Parlamento. Ragionamenti, quelli di Calderoli, condivisi da Renato Brunetta che contribuirà al ddl per la parte relativa alla Pubblica Amministrazione.

Ignazio La Russa ha invece insistito sulla necessità di omogeneizzare l'aumento delle pene: troppo irrazionale il criterio con cui per alcuni reati si saliva di un anno, per altri di due, per altri ancora di tre.