A Varese arrestati 2 funzionari dell'Agenzia delle Entrate
Operazione dei Carabinieri. Un imprenditore aveva ricevuto la richiesta dal suo commercialista per evitare un controllo di due ispettori
VARESE - I Carabinieri di Varese, nell'ambito di una indagine coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Varese Agostino Abate, hanno tratto in arresto due funzionari dell'Agenzia delle Entrate di Varese. L'indagine era stata originata dalla denuncia presentata a fine gennaio di quest'anno da un imprenditore del varesotto titolare di una Ditta di installazione di impianti elettrici, il quale aveva rappresentato di aver ricevuto dal proprio commercialista di Varese una richiesta pari a 50.000,00 euro, destinata ad evitare un controllo da parte di non meglio identificati ispettori dell'Agenzia delle Entrate di Varese.
LA RICHIESTA - Il timore della verifica - spiega una nota dei Carabinieri - traeva origine da un accertamento valutario avvenuto nel 2007 presso il Valico di frontiera di Ponte Tresa, nel corso del quale il denunciante era stato trovato in possesso di documentazione cartacea attestante conti correnti e movimenti bancari nonchè la presenza di un'ingente somma di denaro giacenti presso una Banca Svizzera.
L'imprenditore, per regolarizzare gli adempimenti fiscali, consegnava al commercialista la documentazione relativa all'accertamento subito e lo incaricava di seguire la vicenda presso l'Agenzia delle Entrate.
Dopo alcuni mesi il commercialista invitava l'imprenditore a far rientrare i capitali depositati all'estero sfruttando lo «scudo fiscale» appena approvato dal Governo chiedendo all'assistito 10.000 euro, quali oneri necessari per definire la pratica presso l'Agenzia delle Entrate. Ma non si trattava altro che della prima tranche della «mazzetta» necessaria per i funzionari dell'Agenzia, per impedire l'esecuzione del controllo fiscale prima del rientro in Italia dei capitali dell'imprenditore.
Questi consegnava i 10.000 euro al commercialista, convinto che ciò avrebbe concluso ogni eventuale problematica fiscale, ed i capitali rientravano in Italia alla fine dell'anno scorso.
A fine gennaio 2010 veniva convocato presso lo studio del commercialista, il quale richiedeva ulteriori 50.000 euro per sanare definitivamente la pregressa situazione con l'Agenzia delle Entrate.
L'imprenditore rifiutava di aderire alla richiesta e decideva di denunciare l'accaduto ai Carabinieri. L'attività d'indagine permetteva di verificare che il denaro richiesto all'imprenditore dal commercialista era effettivamente destinato a funzionari dell'Agenzia delle Entrate, i quali avevano «offerto» la disponibilità a bloccare tutti gli accertamenti di natura fiscale a carico dell'imprenditore, previa elargizione di una congrua somma in danaro.