28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Caso Cucchi

L'ultima lettera di Stefano, la sorella: cercava aiuto

Ecco il testo, nelle sue parole la paura «di non essere ascoltato»

ROMA - «Caro Francesco sono al Sandro Pertini, in stato d'arresto. Scusa se stasera sono di poche parole ma sono giù di morale e posso muovermi poco. Volevo sapere se potevi fare qualcosa per me. Adesso ti saluto, a te e agli altri operatori. Ps per favore rispondimi», è questa la lettera scritta il giorno prima di morire da Stefano Cucchi, deceduto nel reparto protetto del Pertini il 22 ottobre scorso dopo una settimana dal suo arresto. Una lettera misteriosamente scomparsa dagli effetti personali del geometra 31enne e altrettanto misteriosamente riapparsa. Ora è pubblica, ed è stata anche letta al Tg1.

«La lettera - spiega Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, al telefono con Apcom - dimostra che a dispetto di quello che si diceva Stefano non si era chiuso in volontario autoisolamento, ma anzi cercava aiuto e nella lettera chiede aiuto espressamente. La parte più importante è quella finale 'per favore rispondimi' : qui si capisce bene il suo stato d'animo, non era lui a volersi isolare, ma sentiva di essere stato isolato. Aveva paura di non essere ascoltato, sentito». Mentre lui «cercava di comunicare invece con l'esterno».

La lettera è stata scritta, secondo la testimonianza di una vicesovrintendente del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il 21 ottobre, la sera prima della morte del giovane, anche se riporta nel testo - precisa Ilaria - la data del 20 ottobre. Il destinatario è Francesc,o uno degli operatori del Ceis, il centro di recupero dove Stefano voleva tornare. «Forse si sentiva abbandonato da noi - aggiunge Ilaria - dalla famiglia, perché non sapeva che invece tutti i giorni i miei genitori erano fuori dal Pertini per sapere di lui, avere sue notizie, chiedendo di parlare con lui. Nessuno glielo ha detto. Dalle parole che scrive si sente che invece si sentiva abbandonato e solo. Aveva paura che nessuno potesse ascoltarlo. Si sentiva messo in isolamento, ma non era lui a volersi isolare».

Un altro punto da sottolineare per Ilaria è il destino di questa lettera: è stata scritta ma Stefano non ha fatto in tempo a consegnarla per spedirla, era negli effetti personali contenuti nella scatola che il Pertini, così come riferisce il verbale dell'ospedale, ha consegnato al Regina Coeli, ma è poi sparita e non c'era nella scatola che la famiglia ha ritirato al Regina Coeli. Anche il verbale del carcere non ne menzionava l'esistenza. Ma la lettera infine è stata spedita, spedita quattro giorni dopo la morte di Stefano, quando ormai era troppo tardi e quando ormai il caso era già scoppiato. Perché? Si chiede Ilaria, e da chi? La lettera infatti è scritta dalla mano di Stefano, ma non così l'indirizzo sulla busta del mittente, scritte da un'altra mano, forse la stessa che misteriosamente l'ha spedita, impedendo che le ultime parole di Stefano non fossero ascoltate.