Vescovi a Berlusconi: gli stranieri delinquono come gli italiani
Monsignor Crociata (Cei) «schiva» le domande sulla Bonino: salvare posti Fiat
ROMA - Ribatte a Berlusconi sugli immigrati, fa appello ad ascoltare il «grido» degli operai Fiat a rischio cassa integrazione, invita le istituzioni a «superare conflitti e tensioni» sulla riforma della giustizia, monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana. E, nel pieno di una campagna elettorale ricca di contrasti, schiva le domande specifiche sulla radicale Emma Bonino e si limita a fare appello a lavorare per «il bene più grande» del paese.
Conclusi i lavori del consiglio permanente Cei, intanto, il presidente dei vescovi, Angelo Bagnasco, incontra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla mostra 'Il potere e la grazia' a Palazzo Venezia. Solo pochi giorni fa il cardinale aveva esortato la politica a centrare l'obiettivo «urgente, ma colpevolmente sempre rinviato» delle riforme, caldeggiato «molto opportunamente» da Giorgio Napolitano.
Mons. Crociata, da parte sua, misura le parole, alla conferenza stampa conclusiva del 'parlamentino' Cei ed evita di entrare nel dibattito politico, ma non manca di piantare con decisione qualche paletto. Ai giornalisti che gli chiedono un commento sull'equazione berlusconiana tra immigrazione clandestina e criminalità, risponde scandendo le parole: «Le nostre statistiche dimostrano che la percentuale di criminalità tra italiani e stranieri è analoga se non identica». I dati di Caritas/Migrantes, in effetti, parlano chiaro. Per l'anno 2005 - l'ultimo di cui sono disponibili le rilevazioni Istat sulle denunce - il tasso di criminalità degli stranieri è leggermente più alto (tra il 2,14% e il 1,89% contro l'1,50%) solo per la fascia di età 18-44 anni, mentre la tendenza si inverte per la fascia 45-64 anni (tasso di 0,65 per gli italiani e 0,50%/0,44% per gli immigrati).