20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Politica

Regionali: vince il “fuoco amico”

Sulle candidature dei Governatori impazza un conflitto contro natura

Da alcune settimane nei palazzi della politica il termine che ricorre sempre più spesso è: «fuoco amico».
Derivato dal gergo militare, «fuoco amico» non è che la riedizione moderna dell’antico detto:» dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio».
«Fuoco amico» è diventato il tormentone quotidiano che ogni mattina campeggia sulle pagine dei giornali, accanto alle lagnanze, ai pianti, alle minacce di chi, in vista del voto regionale, è stato già trombato, sta per essere trombato o teme di essere trombato dal suo schieramento di appartenenza, o da gruppetti o da qualche caicco della stessa.
Finora il «Fuoco amico» ha fatto fuori più Governatori che la bomba atomica.

Qualcuno sostiene che anche la vicenda Marrazzo porti il marchio di fabbrica degli «amiconi». Secondo questa tesi, ben prima che le frequentazioni particolari dell’ex Governatore arrivassero sulla scrivania di Libero, per approdare infine su quella di Berlusconi, di Natalì e delle sue compagne fossero perfettamente a conoscenza non pochi compagni di partito di Pierino.
Insomma i «nemici» del Governatore per benevolenza, o per tenersi pronta una bomba da far scoppiare al momento opportuno, sembravano disposti a fargliela passare liscia, come lo stesso premier ha raccontato. Ma per disinnescare in tempo la mina, forse potrebbero essere stati gli stessi «amici» di Marrazzo a far volare i cocci.
E’ bene precisare che questa ricostruzione non è sostenuta da nessuna prova oggettiva e quindi deve essere presa come fantapolitica.

Nessun dubbio, invece, che a far ruzzolare la testa di un Governatore molto amato in Veneto, come Giancarlo Galan sia stata la politica allo stato puro, o impuro, a seconda dei punti di vista.
Come è noto, a negare il quarto mandato a Galan è stata la rivendicazione di Bossi sul governatorato del Veneto in virtù del maggior peso politico conquistato alle ultime elezioni.
Ma il «fuoco amico» che ha abbattuto Galan potrebbe non avere finito di dispiegare i suoi effetti: il Governatore uscente, dopo aver fatto fuoco e fiamme alla fine, infatti, si è arreso. Le solite vocine maliziose dicono che a metterlo buono, però, sia stata la promessa di una contropartita succulenta: la poltrona attualmente occupata dall’ «amico»ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi.

In Piemonte Mercedes, Bresso se l’è scampata per puro miracolo.
La vicenda in Campania di Nicola Cosentino ha troppi risvolti nebulosi per individuare da che parte ha cantato la mitraglia.
Da che parte si spari sul Governatore della Puglia non è invece un mistero per nessuno. Massimo D’Alema in queste ore sta battendo in lungo e in largo la Regione per assicurare al suo pupillo Francesco Boccia la nomina alle primarie di domenica 24.
Anche su Nichi Vendola è scivolato un po’ di liquame prodotto da un avviso di garanzia del tipo Ufo, cioè non meglio identificato. I sostenitori di Vendola fanno notare che Boccia vanti non poche amicizie nella magistratura. Ma è troppo poco per parlare di «fuoco amico».

Passando in rassegna chi fornisce le munizioni di questo conflitto contro natura, in cui sia la sinistra che la destra impegnano le risorse migliori, spicca il pontefice massimo del «fuoco amico» e cioè Vittorio Feltri.
Il direttore del «Giornale» di questi tempi è forse il giornalista più felice del mondo. Non capita infatti tutti i giorni di pensarla esattamente come il fratello del proprio editore e di poter spiattellare senza alcun freno tutto quello che il parente autorevole vorrebbe dire, ma non può.

Anche quella che sembrava un’icona intoccabile come Renata Polverini ha rischiato di restare stecchita dal «fuoco amico». La Santa Barbara a base di tessere sindacali dal peso variabile l’ha fornita Feltri, ma poi in molti altri si sono esercitati al tiro a segno contro la Polverini. E il poligono della destra, per esercitarsi sulla candidata nel Lazio sostenuta da Gianfranco Fini, al momento in cui scriviamo non ha ancora chiuso i battenti.
Da questo grande polverone emerge finora un unico cavaliere alato. Si chiama Emma Bonino che, non solo ha schivato il «fuoco amico», ma come Superman ha fermato con le mani le pallottole e le ha rispedite al mittente sbaragliando non uno, ma molteplici fantasmi, tutti invariabilmente targati Partito Democratico.
E poi dicono che sbaglia chi invoca: «Pannella santo subito».