12 ottobre 2025
Aggiornato 23:30
Politica & Riforme

Berlusconi: il 2010 sarà l'anno delle riforme

Tra le priorità non c'è solo la riforma della giustizia, ma anche gli interventi che riguardano scuola e fisco

ROMA -  Silvio Berlusconi è convinto che il 2010 sarà l'anno delle riforme. Lo ha detto ieri intervenendo telefonicamente a un incontro di europarlamentari del PdL organizzato dal capogruppo a Bruxelles, Mario Mauro. Gli eurodeputati erano riuniti a casa del loro collega Vito Bonsignore a la Mandria, un parco alle porte di Torino.

Il presidente del Consiglio ha spiegato che tra le sue priorità non c'è solo la riforma della giustizia, ma anche gli interventi che riguardano scuola e fisco da varare accanto alle riforme istituzionali del sistema politico. In un passaggio del suo intervento, Berlusconi, secondo la testimonianza di alcuni dei presenti alla riunione, avrebbe detto che tra gli obiettivi c'è anche quello di far pagare meno tasse agli italiani.

La frase esatta pronunciata dal premier sarebbe stata: «Il 2010 sarà l'anno delle riforme. Partiremo con quelle della giustizia, poi proseguiremo con la scuola e soprattutto con un programma di riforma fiscale per ridurre le tasse».

Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha poi diffuso una nota per precisare il pensiero di Berlusconi: «Riduzione delle tasse nel 2010? Questa frase dal presidente non è mai stata pronunciata. Del resto ritoccare al ribasso le imposte, tra l'altro con un debito pubblico schizzato al 115% del Pil, al momento non è possibile». Il sottosegretario ha poi usato l'ironia sulla questione dei rapporti con l'opposizione: «A certi giornali che lamentano la scomparsa dell'onorevole Bersani dalla scena del dialogo, rispondiamo: la nostra speranza è che si sia trasformato in un fiume carsico, in uno di quei torrenti che scompaiono tra le pietre del Carso per riapparire intatti verso la calma foce nell'Adriatico». Il premier, secondo alcuni degli eurodeputati del PdL che hanno ascoltato la telefonata, avrebbe molto insistito sul tema della riforma della giustizia. Anche perché martedì prossimo all'ordine del giorno della riapertura dei lavori del Senato dopo la pausa natalizia c'è la relazione di maggioranza sulla riforma del processo breve.

Quanto al dialogo con l'opposizione, Berlusconi avrebbe invitato tutti i parlamentari del PdL a impegnarsi più del solito perché il 2010 sarà un anno denso di appuntamenti. Quanto alle riforme istituzionali, il premier ha ripetuto la sua convinzione: se l'opposizione non accetta il dialogo, la maggioranza può approvarle da sola.
«In questo momento difficile, dove il terrorismo internazionale è tornato a farsi sentire, noi dobbiamo essere uniti e fare da esempio. Dobbiamo essere il partito dell'amore che combatte contro chi diffonde odio», ha concluso il suo intervento Berlusconi.

Il premier, che telefonava dalla casa della figlia Marina in Provenza, ha inoltre rassicurato sul suo stato di salute confermando che tornerà a Roma molto presto, forse all'inizio della prossima settimana: «Sono stanco di così tanto riposo». L'opposizione resta scettica sulla mano tesa del premier.

«Il proposito di Berlusconi di ridurre le tasse nel 2010 ha avuto vita breve. Dopo aver annunciato che il 2010 sarebbe stato l'anno della riforma fiscale, già all'imbrunire il premier ha fatto una precipitosa retromarcia», commenta Marco Meloni della segreteria del Pd.

Come al solito è tagliente il giudizio di Antonio Di Pietro, leader dell'Idv: «Berlusconi sostiene di voler riformare innanzitutto la giustizia per poi intervenire su scuola e su fisco. In un momento di profonda crisi economica come quella che sta attraversando l'Italia, le priorità dovrebbero essere invertite».

Agostino Megale, tra i segretari confederali della Cgil, avverte che il suo sindacato «e' pronto ad aprire una vera e propria vertenza con il governo sul tema della riforma del fisco». Poi precisa: «I nostri primi obiettivi sono la difesa dell'occupazione, l'impegno a evitare i licenziamenti, il sostegno alle attività industriali e la riforma degli ammortizzatori sociali».